Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Più pesci grazie a vermi e spugne
Nel mar Grande di Taranto l’allevamento che salvaguardia l’equilibrio costiero La docente Giangrande: «I biorisanatori puliscono favorendo il ripopolamento»
In tutto il mondo il pesce è un alimento molto consumato, ma le riserve ittiche naturali non riescono a soddisfare il fabbisogno di tutti. Di conseguenza, s’è sviluppata nel corso degli anni l’acquacoltura. In particolare è in forte crescita la maricoltura che consegna attualmente al mercato internazionale almeno la metà del prodotto, con la previsione, da parte della Banca Mondiale, che nel 2030 il consumo derivante dall’allevamento in vasca sarà attorno al 62%. C’è però un problema - di cui si fa carico la ricerca - relativo alla produzione di rifiuti negli impianti di acquacoltura. In altre parole centinaia di pesci si nutrono in uno spazio grande ma pur sempre limitato, producono rifiuti e qualcuno deve ripulire la zona. Di qui la sfida per migliorare la sostenibilità di tutto il sistema considerando sia i mangimi utilizzati per i pesci da allevare sia gli organismi chiamati a risanare l’ambiente marino circostante. Il progetto Remebiologiche diaLife risponde proprio a questo scopo e ha sperimentato, con successo, l’acquacoltura multi-trofica integrata utilizzando nuovi organismi biorisanatori come vermi policheti e spugne. Il progetto, che dopo la fase primaria ormai si trova nella fase «AfterLife» vede insieme, il Dipartimento di scienze e tecnologie e ambientali dell’Università del Salento, coordinato dalla professoressa Adriana Giangrande, il Dipartimento di biologia dell’Università di Bari, guidato dalla professoressa Caterina Longo, il Cnr Irsa di Taranto, con la dottoressa Loredana Stabili, e l’azienda Maricoltura Mar Grande di Taranto, con la dotGrande toressa Graziana Basile. «Il progetto – puntualizza Adriana Giangrande - è nato da anni di studi preliminari sulla biologia e le caratteristiche delle specie locali, con l’obiettivo di sviluppare un sistema sostenibile da applicare su scala preindustriale». Il «laboratorio» per questo studio si trova nella rada del mar di Taranto, a 600 metri dalla costa, ed è un impianto in-shore con vasche galleggianti nelle quali si allevano orate e spigole. Nell’acquacoltura multi-trofica sperimentata a Taranto i rifiuti di una specie costituiscono la risorsa per un’altra costituendo un buon esempio di economia circolare. Gli organismi scelti da sistemare attorno alle vasche per contrastare l’impatto ambientale e tenere alta la qualità dell’acqua sono stati vermi policheti sabellidi, spugne, mitili e macroalghe, con funzioni di rimozione della sostanza organica e inorganica. Questo bio-risanamento attorno alle gabbie di allevamento ha dato risultati promettenti nel ripristinare l’equilibrio ecologico dell’ambiente marino-costiero. Le spugne, considerate efficacissimi filtratori in grado di rimuovere dall’acqua di mare particelle organiche, sono candidati eccellenti per il biorisanamento soprattutto in aree confinate proprio come quella di Taranto che ospita il progetto RemediaLife. Qui sono state sperimentate diverse metodologie di allevamento per diverse specie di spugne secondo un progetto coordinato dalla professoressa Caterina Longo il cui gruppo di lavoro ha ottenuto risultati promettenti.