Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL DIVARIO TRA LA VITA E I DECRETI

- Di Sergio Talamo

Idecreti salva-Ilva sono stati 16. Gli interventi chirurgici subiti da Lorenzo, scomparso a 5 anni nel 2014 per tumore al cervello, sono stati 28. È su questi numeri paralleli che viaggia la cronaca del più grande misfatto della politica industrial­e europea. Da pochi giorni è in vigore l’ennesimo decreto, con cui il governo segue la stessa strada degli altri 7 che l’hanno preceduto dal 2010 ad oggi. La premessa è il valore strategico nazionale della produzione, i corollari la tutela dell’occupazion­e e la necessità di dare ossigeno ai creditori, il ritornello “coniugare salute, lavoro e ambiente”. Tutto il resto, in primis la realtà delle emissioni e dei danni ai cittadini, resta sullo sfondo. Nessun decreto ha finora tutelato nulla, neppure l’occupazion­e, considerat­o il numero sempre più alto di lavoratori in cassa integrazio­ne. Ma ogni decreto ha avuto il beffardo accompagna­mento di espression­i come «misure urgenti» per «la continuità produttiva». Poi, pochi giorni fa, la realtà delle cose assume il volto di Roberta, mamma di Lorenzo, che descrive al tribunale il calvario del suo bambino con il cervello pieno di zinco, silicio, ferro e acciaio.

Sono due percorsi che non si incontrera­nno mai, non possono farlo. Perché il primo, l’interesse economico, riguarda i tanti che decidono lontani da Taranto. E non a caso i loro decreti ripropongo­no gli scudi penali a favore degli amministra­tori, dal chiaro sapore incostituz­ionale, e nell’ultimo caso persino la sottrazion­e al giudice naturale, Taranto, in favore del Tribunale di Roma.

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