Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«I miei contatti con Conte e Schlein» Emiliano prova a ricucire le alleanze
L’assessora Ciliento assolta per un caso a Trani: senza quel verdetto sarebbe fuori dalla giunta
La salvezza matematica per la giunta regionale è certa, quella politica ancora no. Fuor di metafora: il centrodestra non ha i numeri per far approvare la mozione di sfiducia presentata contro il governatore Michele Emiliano. Ma al centrosinistra, nonostante i mal di pancia interni, tutto questo non basta: vuole respingere la mozione con i voti della maggioranza assoluta del Consiglio (metà più uno dei componenti) dimostrando di avere numeri e piena legittimazione politica per continuare a governare. La discussione in Aula forse il 7 maggio.
Lo Statuto regionale (articolo 22) prevede che il Consiglio possa esprimere la sfiducia al presidente «mediante mozione» approvata «a maggioranza assoluta dei consiglieri in carica». Assemblea di 51 componenti, maggioranza assoluta è 26. L’opposizione non ha questi numeri.
Vediamo. I gruppi di centrodestra arrivano a 16 consiglieri (6 FdI , 4 FI, 4 Lega, 2 Puglia domani). A questi possono unirsi due ex centrosinistra (Stellato ora in Iv e Lanotte passato nell’Udc), più la grillina Antonella Laricchia. Sono 19 in tutto.
E se anche si unissero a loro i 4 pentastellati che hanno finora governato con Emiliano – e sono poi usciti dalla maggioranza dopo le polemiche sulle inchieste di Bari – si arriverebbe a 23. La maggioranza assoluta non sarebbe raggiunta.
Ma va detto per chiarezza che i 4 consiglieri del M5S, in giunta. ta fino a pochi giorni fa, sono intenzionati a bocciare o non votare la mozione del centrodestra. Dunque, il documento per far cadere Emiliano potrebbe conquistare 19 voti, non di più.
Questo salva il governatore e mette al riparo la legislatura, che si interromperebbe con l’approvazione della mozione. Ma non è sufficiente: Emiliano chiede che in Consiglio ci siano almeno i 26 consiglieri che forniscono la maggioranza assoluta al centrosinistra.
In astratto, sui numeri non ci sarebbe problema. Ce ne sarebbero 28 a disposizione: 15 Pd (Emiliano compreso), 4 Con, 3 Per la Puglia, 3 Azione, 3 Misto. Ossia i consiglieri Tutolo, Stea e Tupputi (quest’ultimo è uscito dalla maggioranza ma ha detto che non vota la sfiducia).
Il problema è sapere se tutti i 28 saranno in Aula a bocciare la mozione. Per dire: l’assessora dimissionaria Maurodinoia (Pd) è assente da tempo. E si teme che qualche altro malpancista dem possa disertare la seduPer esempio Caracciolo o Mazzarano messi all’indice dal Pd nazionale per i loro guai giudiziari. «Non mi aspetto sorprese» liquida la questione Paolo Campo, capogruppo Pd.
Ad ogni modo, ci sarebbe sempre la pattuglia (di riserva) dei 4 pentastellati che allargavano il perimetro del centrosinistra. Emiliano è al lavoro per riprenderli organicamente in maggioranza. Per questo si sta adoperando a ricucire i rapporti con il leader del M5S, Giuseppe Conte: «Siamo al lavoro – dice il governatore – per sottoporgli le nostre risposte sui temi da lui sollevati: la stipula di un protocollo della legalità e l’istituzione di un nucleo ispettivo regionale. E siamo al lavoro pure con Elly Schlein per rispondere alle istanze del Pd. Ossia portare ad approvazione le 4 leggi proposte in materia di contrasto all’omotransfobia, salario minimo, edilizia sociale, contrasto alle povertà».
Emiliano intende prepararsi, si capisce, a governare in tranquillità fino a fine legislatura, se riuscirà. I mari sono tempestosi. La richiesta, sotterranea, arrivata da Schlein di proseguire nel rinnovo della giunta non lo turba. «I controlli proseguono su tutti». A tal proposito va segnalata una curiosa coincidenza. La neo assessora ai Trasporti, la dem Debora Ciliento, è stata assolta, a gennaio, dall’accusa di concorso in abuso d’ufficio e falso ideologico. Una contestazione che le era stata mossa dalla Procura all’epoca in cui rivestiva l’incarico di assessora comunale a Trani, la sua città. La sentenza è stata depositata qualche ora prima della sua nomina ad assessora regionale. Senza quell’assoluzione avrebbe rischiato di rimanere fuori dalla giunta. La vicenda, dicono in Regione, deve costituire un monito per chi mena scandalo per un avviso di garanzia: chi svolge l’attività di amministratore può sempre finire sotto indagine e uscirne immacolato.
I numeri Il centrodestra non ha i numeri per la sfiducia
In Aula Gruppi mobilitati per avere la presenza di tutti in Aula