Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La visita ai Capriati e il caso Pisicchio Emiliano all’esame dell’Antimafia
Oggi il presidente davanti alla commissione parlamentare. Il centrodestra pronto a incalzarlo
Appuntamento stamattina, alle 10.30, quinto piano, Palazzo San Macuto. Qui si riunisce, in seduta plenaria, la commissione parlamentare Antimafia per procedere all’audizione di Michele Emiliano. Prima di rispondere alle domande, il governatore dovrà riferire alla presidente Chiara Colosimo se intende chiedere la secretazione della propria deposizione.
Infatti, come spiegano gli esperti dell’Antimafia, è l’audito ad avere la facoltà di chiedere
la secretazione delle dichiarazioni da rendere. Diversamente potrebbe essere il singolo commissario (deputato o senatore che sia) a chiedere la secretazione della deposizione, ma solo in riferimento alla specifica domanda che si prepara a formulare e non per l’intera seduta. L’auspicio di diversi commissari è che Emiliano voglia decidere per la secretazione per evitare strumentalizzazioni politiche alla vigilia della campagna elettorale.
Come si ricorderà, mercoledì il procuratore di Bari, Roberto Rossi, ha chiesto la segretezza sulle sue parole perché, come ha spiegato, le indagini su cui era chiamato a deporre sono ancora in corso.
Il riferimento è all’inchiesta «Codice interno» che a fine febbraio condusse a misure cautelari per 130 persone e alla contestazione di reati molto gravi sull’intreccio tra mafia, politica e imprenditoria cittadina. Fu quell’inchiesta, sull’infiltrazione dei clan mafiosi nell’Amtab di Bari, ad attivare una decisione del ministero dell’Interno assai contestata dal centrosinistra: l’invio di una commissione «di accesso» per appurare se anche il Comune di Bari sia stato infiltrato dalle cosche.
Per contestare quella decisione il centrosinistra organizzò il 23 marzo scorso una grande manifestazione di piazza (il titolo fu «Giù le mani da Bari») nel corso della quale Emiliano raccontò (non era la prima volta) l’ormai celebre episodio della visita a casa della sorella del boss Capriati. Emiliano era sindaco da pochi anni (2007) e con l’allora giovane assessore comunale Antonio Decaro andò a Bari Vecchia. Voleva convincere i residenti ad accettare l’istituzione della ztl e deporre ogni atteggiamento aggressivo contro l’assessore.
Se si subisce una minaccia come quella patita da Decaro, fu la reazione del centrodestra, si deve andare dalle forze dell’ordine e non dalla sorella di un boss. Sulla base di questo ragionamento, Emiliano, magistrato antimafia prima di darsi alla politica, si è ritrovato bersagliato dalle critiche, al punto da indurre la commissione Antimafia a chiederne l’audizione.
C’è poi un secondo episodio sui quali oggi i commissari gli chiederanno di fare chiarezza. Riguarda le ore precedenti all’arresto dell’ex assessore regionale Alfonso Pisicchio, lo scorso 10 aprile. Emiliano, come si apprenderà in seguito, inviò un messaggio al suo ex assessore per indurlo alle dimissioni dal vertice dell’agenzia Arti, avendo saputo che l’inchiesta che lo riguardava aveva ripreso slancio. È possibile che qualche commissario voglia interpellare Emiliano pure sulla contestata decisione di sottrarsi all’audizione prima della discussione sulla mozione di sfiducia presentata dal centrodestra in Consiglio regionale (la mozione è stata respinta martedì con 30 voti contro 19).
In commissione Antimafia siedono 5 pugliesi, tutti di centrodestra: il vice presidente Mauro D’Attis (FI) e ben 4 esponenti di FdI: Filippo Melchiorre, Saverio Congedo, Giandonato La Salandra e Giovanni Maiorano.
La scelta
Il presidente potrebbe chiedere anche la secretazione delle sue risposte