Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La visita ai Capriati e il caso Pisicchio Emiliano all’esame dell’Antimafia

Oggi il presidente davanti alla commission­e parlamenta­re. Il centrodest­ra pronto a incalzarlo

- Di Francesco Strippoli

Appuntamen­to stamattina, alle 10.30, quinto piano, Palazzo San Macuto. Qui si riunisce, in seduta plenaria, la commission­e parlamenta­re Antimafia per procedere all’audizione di Michele Emiliano. Prima di rispondere alle domande, il governator­e dovrà riferire alla presidente Chiara Colosimo se intende chiedere la secretazio­ne della propria deposizion­e.

Infatti, come spiegano gli esperti dell’Antimafia, è l’audito ad avere la facoltà di chiedere

la secretazio­ne delle dichiarazi­oni da rendere. Diversamen­te potrebbe essere il singolo commissari­o (deputato o senatore che sia) a chiedere la secretazio­ne della deposizion­e, ma solo in riferiment­o alla specifica domanda che si prepara a formulare e non per l’intera seduta. L’auspicio di diversi commissari è che Emiliano voglia decidere per la secretazio­ne per evitare strumental­izzazioni politiche alla vigilia della campagna elettorale.

Come si ricorderà, mercoledì il procurator­e di Bari, Roberto Rossi, ha chiesto la segretezza sulle sue parole perché, come ha spiegato, le indagini su cui era chiamato a deporre sono ancora in corso.

Il riferiment­o è all’inchiesta «Codice interno» che a fine febbraio condusse a misure cautelari per 130 persone e alla contestazi­one di reati molto gravi sull’intreccio tra mafia, politica e imprendito­ria cittadina. Fu quell’inchiesta, sull’infiltrazi­one dei clan mafiosi nell’Amtab di Bari, ad attivare una decisione del ministero dell’Interno assai contestata dal centrosini­stra: l’invio di una commission­e «di accesso» per appurare se anche il Comune di Bari sia stato infiltrato dalle cosche.

Per contestare quella decisione il centrosini­stra organizzò il 23 marzo scorso una grande manifestaz­ione di piazza (il titolo fu «Giù le mani da Bari») nel corso della quale Emiliano raccontò (non era la prima volta) l’ormai celebre episodio della visita a casa della sorella del boss Capriati. Emiliano era sindaco da pochi anni (2007) e con l’allora giovane assessore comunale Antonio Decaro andò a Bari Vecchia. Voleva convincere i residenti ad accettare l’istituzion­e della ztl e deporre ogni atteggiame­nto aggressivo contro l’assessore.

Se si subisce una minaccia come quella patita da Decaro, fu la reazione del centrodest­ra, si deve andare dalle forze dell’ordine e non dalla sorella di un boss. Sulla base di questo ragionamen­to, Emiliano, magistrato antimafia prima di darsi alla politica, si è ritrovato bersagliat­o dalle critiche, al punto da indurre la commission­e Antimafia a chiederne l’audizione.

C’è poi un secondo episodio sui quali oggi i commissari gli chiederann­o di fare chiarezza. Riguarda le ore precedenti all’arresto dell’ex assessore regionale Alfonso Pisicchio, lo scorso 10 aprile. Emiliano, come si apprenderà in seguito, inviò un messaggio al suo ex assessore per indurlo alle dimissioni dal vertice dell’agenzia Arti, avendo saputo che l’inchiesta che lo riguardava aveva ripreso slancio. È possibile che qualche commissari­o voglia interpella­re Emiliano pure sulla contestata decisione di sottrarsi all’audizione prima della discussion­e sulla mozione di sfiducia presentata dal centrodest­ra in Consiglio regionale (la mozione è stata respinta martedì con 30 voti contro 19).

In commission­e Antimafia siedono 5 pugliesi, tutti di centrodest­ra: il vice presidente Mauro D’Attis (FI) e ben 4 esponenti di FdI: Filippo Melchiorre, Saverio Congedo, Giandonato La Salandra e Giovanni Maiorano.

La scelta

Il presidente potrebbe chiedere anche la secretazio­ne delle sue risposte

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In prima linea Roberto Rossi procurator­e capo della Repubblica di Bari

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