Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Un autentico Negroamaro di Terra d’Otranto
Il grande Totò diceva : «È la somma che fa il totale». Alla celebre frase nel tempo sono state date diverse interpretazioni, ma quella probabilmente più vicina all’intento originario è: «Si può dire, pensare e immaginare quello che si vuole, ma poi è la realtà quella che conta». Questa piccola pillola di saggezza regalataci dal grande comico, calza a pennello a quello che è avvenuto nel 2011 nell’ambito delle Denominazioni d’origine controllata (Doc) dei vini pugliesi. Il tentativo di riordino delle Doc aveva l’intento di semplificare e ridurre le denominazioni, molte delle quali avevano scarsa o alcuna rilevanza produttiva, facendole confluire sotto una denominazione «ombrello» che le rappresentasse un po’ tutte. Si creò così la Denominazione «Terra d’Otranto» ed una più specifica «Negroamaro di Terra d’Otranto». Entrambe con estensione territoriale alle intere provincie di Brindisi, Lecce e Taranto. Il tentativo di riordino fallì miseramente e queste denominazioni si aggiunsero alle altre, andando ad aumentare il numero di quelle inutili o poco rappresentate. Naturalmente c’è una eccezione.
C’è voluta tutto la disinvoltura e l’ingegno imprenditoriale di Tano Marangelli delle cantine Menhir che invece vede e coglie l’opportunità, producendo e immettendo sul mercato il Filo Riserva targato Negroamaro di Terra d’Otranto. Il fatto di essere praticamente l’unico o uno dei pochissimi vini a fregiarsi di questa denominazione non è però l’unico pregio, c’è anche la qualità del vino. Rubino con note di amarena in confettura, prugna nera, poi erbe officinali e spezie dolci, con sfumature lievemente balsamiche. Al palato è di elegante struttura, di buona persistenza con ritorni di frutta nera speziata e trama tannica ancora indomita, ma piacevole. Questo 2019 è già vino datato, in commercio ora l’annata 2021, ma il passare degli anni ha moderato la percezione speziata e arrotondato i suoi tannini. Il tempo non è passato invano.