Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I vestiti ecologici di Havana&Co. nati dagli scarti eno-alimentari
Una linea d’abbigliamento che parte dagli scarti di arance o limoni oppure da quelli delle aziende vitivinicole, e si colora grazie ai pigmenti di fiori e piante. Insomma, una linea green e sostenibile. È la vision, anzi, il sogno divenuto realtà di Verdiana Toma, figlia d’arte che ha deciso di lanciare sul mercato una capsule collection di capi genderless, artigianali e sostenibili, capi dall’alto tasso di stile ma dal basso impatto ambientale.
Si chiama Havana&Co. la nuova linea messa a punto da Verdiana e dal suo team che in quell’«eco» ritrova tutto il credo della casa di moda pugliese di famiglia da cui ha ereditato sensibilità e visione e che ha visto la realizzazione di prodotti realizzati con materie prime riciclate e attraverso processi che riducono al minimo lo spreco e l’inquinamento.
È il caso di Demetra, un bomber progettato da un lato con denim arricchito con fibre provenienti dagli scarti dell’industria degli agrumi e dall’altro da cotone organico certificato, totalmente privo di Pfc ovvero iPerfluorocarburi. C’è anche Dioniso, una worker jacket fatta di pelle d’uva, un tessuto completamente green e vegan derivante da materiali riciclati al 100% e dagli scarti vegetali dell’industria del vino. A concludere il trittico, tutto a tinte magno-greche, ci pensa Marea, una chore-jacket realizzata in Coreva, primo tessuto denim stretch compostabile che utilizza filati elastici ottenuti dalla gomma naturale al posto dei filati sintetici. E niente sintetico significa nessun rilascio di microplastiche.
«La riflessione da cui è scaturito poi il progetto – le parole di Verdiana Toma – è quella di essere parte di un modello di business dell’industria tessile non più sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. Il nuovo modello di consumo compulsivo generato dalla nascita e il consolidamento del fast fashion ha contribuito alla creazione di numerosi squilibri. Havanaeco nasce dalla volontà di essere il meno impattanti possibile in questo settore, riscoprendo le maestranze e le risorse proprie del territorio e avendo un approccio “slow” ai processi produttivi. Partiamo da una regione, poi, la Puglia, che ha una tradizione antichissima e delle materie prime uniche».