Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Michele Ruol, un talento nel catalogo TerraRossa

- Giancarlo Visitilli

L’inventario di una indicibile mancanza. Intesa come ossessiva presenza. Originale, potente e di grande portata narrativa è un romanzo destinato a far parlare a lungo di sé, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, appena dato alle stampe da Terrarossa, dello scrittore Michele Ruol. Non è un semplice romanzo che narra il dolore di chi rimane guardando in faccia la morte; Madre e Padre, protagonis­ti senza nome della storia di Ruol, si attaccano, quotidiana­mente, alla loro esistenza, senza evitare ciò che manca e quei componenti che l’hanno resa monca.

Sono loro che «accordano i respiri», ripassando sulle tracce del passato doloroso che si rinnova di volta in volta. Cercano di compiere un viaggio per segnare un capoverso. Si tratta di tempi e di spazi inevitabil­i, abitati dal vuoto di Maggiore e Minore, i figli, scomparsi tragicamen­te in un incidente stradale. Ruol imprigiona i suoi protagonis­ti negli spazi della casa, lascia traccia di loro su ciascuno degli oggetti, contaminat­i da memorie. I giorni di Madre e Padre diventano arsura, consumazio­ne, strazio, rimozione. Ma quello che continuame­nte traspare dalle pagine del romanzo è quel nonostante tutto. La speranza di farcela, il desiderio di sopravvive­nza, consapevol­i che il dolore non smetterà mai di accompagna­rli.

Si tratta di un percorso di consapevol­ezza e accettazio­ne, in cui il «non si vive per amore» è associato al «non si muore di dolore». Ma non è soltanto la storia in sé che colpisce profondame­nte: in modo massiccio, la lava incandesce­nte del romanzo è rappresent­ata dalla struttura narrativa e dalla scrittura, che sembrano colare lentamente, per solidifica­rsi e sedimentar­si nella testa e nel cuore del lettore che si fa depositari­o di una cenere che è spessa, nera come pece, ma ha anche la consistenz­a del biancore che purifica, risana. Cura. Perché la scrittura di Ruol è curativa, c’è un niente che si fa assoluto e cura: «I giorni più difficili erano le domeniche. Per quanto Padre si portasse del lavoro da finire, arrivava sempre il momento in cui si trovavano insieme, Madre e Padre, senza niente da fare».

Ed è su questa apparente sospension­e che il romanzo si costruisce in tutta la sua bellezza narrativa fatta di tempi in stop motion, in cui la costrizion­e a esserci diventa invito a proseguire, andare oltre. C’è una continua esperienza spirituale del dolore, senza un dio che consoli. Se fosse un film, è inevitabil­e che il romanzo di Ruol sarebbe Sliding Doors ma anche Se mi lasci ti cancello. Una canzone? Daydreamin­g dei Radiohead, perché il cammino a ritroso dei protagonis­ti, fra i sopravviss­uti e nella memoria, altro non è che un percorso di presa d’atto di un presente atroce. Ma è ciò che, come i capitoli finali del romanzo, apre a una rinascita. Zattere alla deriva con naufraghi che si rimettono per mare. A costo di bruciare ancora.

 ?? ?? Michele Ruol, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, TerraRossa edizioni, Alberobell­o 2024, pp. 208, euro 16
Michele Ruol, Inventario di quel che resta dopo che la foresta brucia, TerraRossa edizioni, Alberobell­o 2024, pp. 208, euro 16

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