Corriere del Trentino

I TAGLI AL BUDGET DELLA CULTURA COLPISCONO UN VOLANO DI SVILUPPO

- Il caso di Enrico Franco Paolo Arnoldi, TRENTO

Egregio direttore, la ringrazio per la sempre grande attenzione che il suo giornale dedica al mondo della cultura. Cultura intesa come risorsa, anche se ho la sensazione che per qualche amministra­tore sia vista più come un fastidio, un comparto a cui attingere quando si devono applicare dei tagli ai bilanci. Una sensazione, purtroppo, che ha trovato conferma nell’articolo da voi pubblicato venerdì dal titolo «Poche sinergie, ma buona qualità. La fotografia della cultura trentina» a firma di Susanna Sara Mandice. Nel resoconto molto dettagliat­o sono contenute anche delle cifre interessan­ti: la spesa corrente per la cultura è passata dall’1,46% del 2013 all’1,16% del 2015. Sono numeri impietosi che confermano, ancora una volta, come il settore cultura sia tra i più bersagliat­i. Siccome ho qualche capello bianco e non ho la presunzion­e di nascondere la testa sotto la sabbia dimentican­do quanto sta succedendo, capisco benissimo come la politica dei tagli, davanti a una crisi che ha lasciato per strada parecchie persone, sia indispensa­bile. Quello che voglio evidenziar­e è che si fa ancora fatica a dare alla cultura la valenza di volano per la crescita di un territorio. Qui rischiamo di addentrarc­i in argomenti delicati. Ma è fuori dubbio che oggi la cultura abbia tutte le caratteris­tiche per fare crescere un territorio, come in passato ha saputo fare la grande industria. Suonerà strano per alcuni, eppure banalmente basta andare a vedere quali sono state le ricadute in termini economici dopo l’apertura del Muse. Sono aumentati i turisti (un milione il dato di quest’anno), quindi hanno lavorato gli alberghi e di conseguenz­a i bar e i ristoranti. Alcuni di questi hanno potuto fare qualche assunzione. Sarebbe fuori luogo adesso affermare che il Muse ha cancellato con un colpo di spugna tutte le difficoltà. I bar che chiudono, così come i negozi o i ristoranti, ci sono ancora. Si tratta però di un nuovo inizio, di una prospettiv­a su cui investire, che può aiutare a crescere. Proprio per tale ragione, nel leggere i tagli alla spesa corrente della cultura, sono rimasto perplesso. Pur in un contesto difficile, se si crede veramente al valore della cultura stessa, bisognereb­be dare qualche segnale di speranza. Se non si vuole aumentare il budget, proviamo almeno a mantenere lo stesso standard finanziari­o. Sarebbe una prova di attenzione, una svolta dopo anni bui.

come ha letto, tra le criticità del sistema culturale trentino sono state evidenziat­e la mancanza di coordiname­nto e l’assenza di reti tra le varie filiere. Tra i vari punti di forza, invece, la qualità delle proposte e la ricchezza di associazio­ni operanti nel settore. La vera sfida — è stato detto nell’incontro di cui ha riferito Susanna Sara Mandice — è mantenere eccellenza ed eterogenei­tà . Il problema, dunque, non è tanto il taglio delle risorse che potrebbe essere assorbito da un recupero di efficienza e dall’eliminazio­ne dei doppioni, quanto dalla logica che guida le scelte di bilancio. Lei giustament­e osserva, caro Arnoldi, che è un errore ridurre le risorse a chi può essere volano di sviluppo (come è stato fatto ad esempio con il Mart, mi permetto di aggiungere). Lo è ancor più se, magari, si continua a essere larghi di manica con chi garantisce consensi elettorali più che prospettiv­e di crescita.

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