I TAGLI AL BUDGET DELLA CULTURA COLPISCONO UN VOLANO DI SVILUPPO
Egregio direttore, la ringrazio per la sempre grande attenzione che il suo giornale dedica al mondo della cultura. Cultura intesa come risorsa, anche se ho la sensazione che per qualche amministratore sia vista più come un fastidio, un comparto a cui attingere quando si devono applicare dei tagli ai bilanci. Una sensazione, purtroppo, che ha trovato conferma nell’articolo da voi pubblicato venerdì dal titolo «Poche sinergie, ma buona qualità. La fotografia della cultura trentina» a firma di Susanna Sara Mandice. Nel resoconto molto dettagliato sono contenute anche delle cifre interessanti: la spesa corrente per la cultura è passata dall’1,46% del 2013 all’1,16% del 2015. Sono numeri impietosi che confermano, ancora una volta, come il settore cultura sia tra i più bersagliati. Siccome ho qualche capello bianco e non ho la presunzione di nascondere la testa sotto la sabbia dimenticando quanto sta succedendo, capisco benissimo come la politica dei tagli, davanti a una crisi che ha lasciato per strada parecchie persone, sia indispensabile. Quello che voglio evidenziare è che si fa ancora fatica a dare alla cultura la valenza di volano per la crescita di un territorio. Qui rischiamo di addentrarci in argomenti delicati. Ma è fuori dubbio che oggi la cultura abbia tutte le caratteristiche per fare crescere un territorio, come in passato ha saputo fare la grande industria. Suonerà strano per alcuni, eppure banalmente basta andare a vedere quali sono state le ricadute in termini economici dopo l’apertura del Muse. Sono aumentati i turisti (un milione il dato di quest’anno), quindi hanno lavorato gli alberghi e di conseguenza i bar e i ristoranti. Alcuni di questi hanno potuto fare qualche assunzione. Sarebbe fuori luogo adesso affermare che il Muse ha cancellato con un colpo di spugna tutte le difficoltà. I bar che chiudono, così come i negozi o i ristoranti, ci sono ancora. Si tratta però di un nuovo inizio, di una prospettiva su cui investire, che può aiutare a crescere. Proprio per tale ragione, nel leggere i tagli alla spesa corrente della cultura, sono rimasto perplesso. Pur in un contesto difficile, se si crede veramente al valore della cultura stessa, bisognerebbe dare qualche segnale di speranza. Se non si vuole aumentare il budget, proviamo almeno a mantenere lo stesso standard finanziario. Sarebbe una prova di attenzione, una svolta dopo anni bui.
come ha letto, tra le criticità del sistema culturale trentino sono state evidenziate la mancanza di coordinamento e l’assenza di reti tra le varie filiere. Tra i vari punti di forza, invece, la qualità delle proposte e la ricchezza di associazioni operanti nel settore. La vera sfida — è stato detto nell’incontro di cui ha riferito Susanna Sara Mandice — è mantenere eccellenza ed eterogeneità . Il problema, dunque, non è tanto il taglio delle risorse che potrebbe essere assorbito da un recupero di efficienza e dall’eliminazione dei doppioni, quanto dalla logica che guida le scelte di bilancio. Lei giustamente osserva, caro Arnoldi, che è un errore ridurre le risorse a chi può essere volano di sviluppo (come è stato fatto ad esempio con il Mart, mi permetto di aggiungere). Lo è ancor più se, magari, si continua a essere larghi di manica con chi garantisce consensi elettorali più che prospettive di crescita.