Ricerca, critiche bipartisan
Università Approvato ieri in commissione l’accordo che impone all’ateneo di contenere la spesa Si attendono il piano generale e l’indirizzo. Viola: «Solo atti dovuti». Maestri: «Manca la cornice generale»
TRENTO Via libera ieri in quinta commissione consiliare allo schema d’intesa tra Provincia e Università di Trento sul contenimento dei costi. L’accordo, che lunedì sarà approvato in giunta, prevede il divieto di contrarre mutui, regole precise sull’assunzione di personale, la riduzione delle spese discrezionali e altre «raccomandazioni» vincolanti. Critica l’opposizione, che con Walter Viola (Pt) contesta non solo l’atto approvato ieri, in quanto «sarebbe meglio dire quanto devono spendere e lasciare le scelte all’autonomia dell’ateneo», ma anche la governance generale della ricerca. «Tra tre anni si tornerà a parlare di elezioni, ma mancano ancora piano della ricerca e atto d’indirizzo. Si procede per atti dovuti». Critica anche Lucia Maestri (Pd): «Sarebbe utile conoscere il piano della ricerca, senza il quale continua a mancare una cornice generale».
La competenza provinciale sull’università assegna una competenza esclusiva a Piazza Dante sui controllo dei conti dell’Università di Trento. Se l’ateneo non dovesse sottoscrivere l’intesa, dovrebbe rispettare quella prevista a livello nazionale. I principali vincoli prevedono l’impossibilità di contrarre prestiti, a eccezione di quelli per l’edilizia universitaria; la possibilità di sostituire il 100% di docenti e ricercatori, il 50% del personale tecnico amministrativo; l’obbligo di non superare per il personale il 65% della spesa complessiva e quello di vincolare a procedure di mobilità della Provincia il 30% delle nuove assunzioni; la non applicazione degli aumenti Istat e il blocco dei rinnovi contrattuali; la riduzione del 30% rispetto alla media 2011-13 delle spese discrezionali; l’obbligo di servirsi di agenzie ed enti della Provincia per l’acquisizione di servizi. Le indicazioni sul personale contengono poi un’articolata serie di eccezioni.
Per Viola «non ha senso entrare nel dettaglio delle singole voci di spesa, per di più con diverse deroghe, vietare nuovi mutui, ma poi indebitare la Provincia per 30 milioni per la nuova biblioteca». «Si dica quanto devono risparmiare e poi si lasci all’ateneo, la cui autonomia è sancita dalla Costituzione, come regolarsi. Nel frattempo, il rapporto tra il nuovo ente che nascerà da Trento Rise e gli altri istituti di ricerca resta fumoso e le sovrapposizioni difficilmente evitabili. Del piano della ricerca non si sa ancora nulla, come dell’atto di indirizzo dell’università. La giunta procede per atti dovuti, come questo, senza una strategia. Un vero peccato».
I toni sono più morbidi, ma anche la consigliera del Pd Lucia Maestri non sembra entusiasta. «Questo è un documento tecnico-gestionale che ha delle ragioni legate all’atto di indirizzo e al piano della ricerca che sarebbe utile conoscere per esprimersi in maniera più completa. Si fatica a trovare una cornice generale». Dubbi anche sulle sovrapposizioni: «Quando si dice che la ricerca non subirà contrazioni di risorse mi chiedo se sia stata fatta comunque una valutazione in ordine a misure di razionalizzazione» conclude.