Preferenza di genere Proposte unificate No alla legge Zeller
TRENTO Dell’introduzione delle quote rosa — o meglio della doppia preferenza di genere — nella legge elettorale provinciale si discuterà alla fine dell’estate, quando le proposte Maestri (Pd) e Bezzi (Fi) saranno unificate. Non sarà una passeggiata. Rodolfo Borga (Civica Trentina) ha già annunciato l’ostruzionismo, offrendo una trattativa congiunta sulle «leggi ideologiche» del Pd. Il riferimento andava ovviamente alla legge per il contrasto dell’omofobia: la maggioranza rinunci a questa legge — ha lasciato intendere il capogruppo — e potremo discutere di preferenze di genere. La proposta, come già per i Comuni (l’ostruzionismo dell’opposizione non la fece approvare in tempo utile per le elezioni) prevede l’obbligo di votare una persona di genere diverso se si vuole esprimere anche la seconda preferenza. «In democrazia sono tutti uguali e non c’è nessuno da educare — ha osservato Borga — men che meno le donne che sanno benissimo chi votare. Sono contento che sempre più donne che fanno politica escano allo scoperto e dicano che questa è un’operazione di lobby che non condividono. Perché non è affatto vero che una donna debba essere aiutata. Chiederemo il tempo non contingentato su questi disegni di legge e faremo il possibile per stopparli. Sarà opportuno — ha concluso — confrontarsi politicamente con il Pd per vedere quali tra tutte le leggi ideologiche che sta portando avanti sarà possibile discutere e quali no perché non può pensare di portarle a casa tutte». Una proposta che ha ricevuto subito il «niet» del Pd. «Non è accettabile una contrattazione dei temi sensibili da affrontare in consiglio» ha replicato Lucia Maestri. Come per l’omofobia, anche in questo caso il consigliere di maggioranza Walter Kaswalder (Patt) ha fatto sapere che voterà contro la legge, nonostante facesse parte del programma di Ugo Rossi. La prima commissione presieduta da Luca Zeni ha affrontato anche il disegno di legge costituzionale a firma Brugger, Zeller e Palermo per la modifica dello Statuto in modo da trasferire dalla Regione alle due Province la competenza sull’ordinamento degli enti locali. Parere negativo all’unanimità. Per la giunta «il metodo è sbagliato». Per l’opposizione è sbagliato anche il merito. Per Zeni «un trasferimento di questo tipo ha senso solo con una Regione riformata».