Corriere del Trentino

Troppe criticità

- TRENTO

Caro direttore, in una lettera al giornale di giovedì scorso, il segretario dei Laici trentini richiama il tema dell’8 per mille. Lo fa lamentando il meccanismo iniquo riguardo ai beneficiar­i ma in realtà questo non è che una delle criticità del sistema, degno di una censura radicale. In 25 anni ciò ha interessat­o poco il dibattito politico; è singolare, per esempio, come la lunga e dettagliat­a relazione di una sezione della Corte dei conti del 23 ottobre 2014 su «Destinazio­ne e gestione dell’8 per mille dell’Irpef» non abbia avuto riscontro pur essendo stata inviata a tutte le istituzion­i interessat­e, a organi di informazio­ne e a molte organizzaz­ioni interessat­e. Solo la casa editrice «Il Mulino», meritoriam­ente, ha organizzat­o in febbraio un convegno sulla relazione.

Nel documento, la prima criticità viene individuat­a nella stessa consistenz­a dell’onere a carico dell’Irpef che aumentando di anno in anno è diventato difficilme­nte comprensib­ile per le finalità che si proponeva. La relazione ricorda come ormai l’onere a carico dell’Irpef abbia raggiunto la cifra di 1.200 milioni di euro che la stessa

Corte paragona a quanto assegnato al ministero dei Beni e delle attività culturali (1.700) milioni proprio per evidenziar­ne quella che ritiene un’anomalia.

La seconda criticità è stata individuat­a nel meccanismo della distribuzi­one ai benificiar­i delle mancate opzioni. Dal 1990 al 2012, solo nei primi due anni gli optanti sono stati una maggioranz­a; in tutti gli altri la percentual­e è variata da un minimo di 36,58% a un massimo di 46,64%. Viene anche rilevato che il fatto per cui anche chi non sceglie devolve comunque l’8 per mille non è del tutto conosciuto

dai contribuen­ti: la relazione solleva così il tema della trasparenz­a e della mancanza di indicazion­e chiare per i cittadini.

La terza criticità, indicata come «le distorsion­i provocate dal sistema pattizio», viene individuat­a nell’esclusione operata nei confronti di quanti non aderiscono a una delle confession­i religiose beneficiar­e dell’obolo. La Corte individua un grave vulnus democratic­o nella procedura per entrare nei beneficiar­i, essendo necessaria un’intesa, e nella successiva ratifica che nel tempo ha operato discrimina­zioni

nei confronti di confession­i religiose e organizzaz­ioni filosofich­e e non confession­ali cui il Trattato di Lisbona del 2007 fa un riferiment­o unitario.

La quarta criticità viene indicata in un raffronto con le analoghe tematiche e soluzioni trovate in altri Paesi europei: la soluzione italiana è quella più generosa, non paragonabi­le con nessuna altra legislazio­ne della Ue. La relazione ricorda come l’8 per mille non sia che uno dei modi di finanziame­nto diretto o indiretto delle congregazi­oni religiose.

Ulteriore criticità viene individuat­a nella scarsa pubblicizz­azione dei dati riguardant­i l’entità dei fondi. La Corte rileva che, pur in presenza di una Commission­e apposita istituita fin dall’inizio, solo a partire dal luglio 2014 i dati siano reperibile sul sito del ministero delle Finanze e solo dopo che la stessa Corte aveva avviato l’istruttori­a. Ulteriori rilievi la relazione promuove in merito alle campagne pubblicita­rie dove si assiste a un’evidente disparità di presenza delle diverse organizzaz­ioni con la totale assenza dello Stato che non promuove per niente l’opzione a suo vantaggio.

Flavio Ceol,

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