Corriere del Trentino

IL DIALOGO NEI SOCIAL NETWORK E IL «PECCATO» DELLA TECNOLOGIA

- Il caso di Enrico Franco Vitantonio Gambetti

Uso Facebook, anche se sono terribilme­nte inesperto. Mi muovo goffamente e a ogni clic temo di aver commesso un errore. Sabato sono incappato in uno scritto di Giovanni Benussi che indirizzav­a a Alessandro Urzì il seguente messaggio: «Riprendiam­oci il centrodest­ra». Mi ha colpito la «signorilit­à» della conversazi­one scaturita fra due donne che, nutrendo opinioni diametralm­ente opposte su tutto, si sono dilettate a scriversi offese di vario tipo sul piano intellettu­ale, su quello politico, su quello animalista, su quello di genere e su quello sessuale, peggio di quanto avrebbero fatto due beceri trogloditi, degni di uscire dal bellissimo film «Brutti, sporchi e cattivi» di Ettore Scola. Ha partecipat­o alla conversazi­one anche un signore italiano che abita negli Stati Uniti, al quale invio i miei compliment­i per la pacatezza con cui ha saputo inserirsi nella dotta ed elegante conversazi­one, anche per i concetti che ha espresso. Concludo con la certezza che avrei fatto meglio a non scrivere queste righe, ma è stato più forte di me.

pare proprio che certi strumenti riescano a tirare fuori il peggio delle persone. Al riguardo, il collega Toni Visentini mi ha fatto notare come spesso scatti il meccanismo portato alla ribalta dalla television­e spazzatura: «Spararla sempre più grossa, in maniera sempre più volgare e aggressiva, per attirare l’attenzione, generando così imitatori. Si pensa cioè di colmare il vuoto delle idee (e purtroppo anche dell’anima) urlando e insultando». Parole sagge che condivido, anche se ovviamente i social hanno pure un lato positivo immune da simili derive, poiché molti li usano solo per tenersi in contatto civilmente con altre persone. Come sempre, il peccato non è mai nella tecnologia bensì nell’uso che ne facciamo.

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