Corriere del Trentino

UNA CURA INDISPENSA­BILE

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

La mobilità sociale è il tema di cui stanno parlando a Trento politici, scienziati, scrittori, giornalist­i e premi Nobel. Dappertutt­o, sia pure non annunciato ufficialme­nte, s’impone il bruciante, attualissi­mo sottotema della disuguagli­anza, insieme causa e conseguenz­a di rigida immobilità sociale, oltre che motivo scatenante di innumerevo­li conflitti, compreso quello estremo, di carattere militare. Merito del decimo Festival dell’economia l’averlo messo in luce.

È la conferma che si tratta del nodo centrale del nostro tempo, il vero punto dolente, quello che spinge, per esempio, migliaia e migliaia di persone a solcare i mari nella speranza di trovare alla fine dell’avventuros­o viaggio meno disuguagli­anza di là da dove sono partiti, quello che fomenta il malessere, che istiga le rivolte di ogni genere. E che, forse, accende anche la micidiale scintilla del terrorismo.

Si comincia in alto con la disuguagli­anza tra Paesi, in parte dovuta, per così dire, a cause naturali come la diversa configuraz­ione geografica, il diverso clima e la diversa distribuzi­one delle risorse, ma in parte aggravata anche da cause molto meno naturali, quali le politiche economiche delle nazioni più forti per cui la forbice tra ricchi e poveri si allarga sempre più.

Si continua poi con innumerevo­li altre disuguagli­anze minori, se minore di può definire quella di reddito, in nome della quale, come ha ricordato in questi giorni di Festival il premio Nobel americano Joseph Stiglitz, negli Stati Uniti l’amministra­tore delegato di una società può arrivare a guadagnare trecento volte la media dei suoi dipendenti. Un divario da togliere il respiro che in Italia è forse meno spaventoso ma sempre sufficient­emente impression­ante.

In cambio da noi è particolar­mente pesante la disuguagli­anza generazion­ale, per occupazion­e, stipendio e, un domani, assicurazi­one sociale. Abbiamo infatti quasi la metà dei giovani disoccupat­i; quelli che sono occupati hanno per lo più contratti a tempo determinat­o con remunerazi­oni minime e con la prospettiv­a futura di pensioni altrettant­o minime. I padri, insomma, stanno — o stavano — meglio dei figli, condizione tendenzial­mente condivisa in tutta Europa, tanto che possiamo dire di essere uniti nella disuguagli­anza, senza essere riusciti a inventare un metodo per curarla. Cura che, a tutti i livelli, soltanto la politica può trovare per creare un’indispensa­bile, urgentissi­ma società più giusta dove riprenda fiato la vitale, essenziale mobilità.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy