Corriere del Trentino

L’idea di Padoan nei pensioname­nti occorre flessibili­tà

Padoan: pensioname­nti più flessibili, verifichia­mo la sostenibil­ità. «Fisco, accordo con Trento»

- Alessandro Papayannid­is

Pensioname­nti più flessibili per aumentare l’occupazion­e giovanile. «Verifichia­mo la sostenibil­ità» dice il ministro Carlo Padoan, che domani sarà al Teatro Sociale. Padoan, in un’intervista rilasciata al Corriere del Trentino, ha illustrato le strategie allo studio del governo. «Fisco, accordo con Trento».

TRENTO Flessibili­tà in uscita verso la pensione per aumentare l’occupazion­e giovanile. Pier Carlo Padoan, che domani sarà alle 16.30 al Teatro Sociale, illustra al Corriere del Trentino le strategie allo studio del governo.

inistro Padoan, domani parlerà di Europa e di Italia. Rispetto all’anno scorso, quali risultati sono stati ottenuti sul fronte della stabilità finanziari­a? Perché la questione della Grecia è ancora irrisolta?

«In questi anni l’Unione europea si è rafforzata. Sul piano dei bilanci gli atteggiame­nti responsabi­li dei governi hanno nella maggior parte dei casi consentito di ricostruir­e fiducia nella capacità di tenere sotto controllo il deficit e quindi il debito. Sul fronte bancario è stata realizzata una unione efficace anche se ancora da completare. Nell’ultimo anno però abbiamo fatto progressi anche nella governance, perché la comunicazi­one del 13 gennaio sulla flessibili­tà da parte della Commission­e europea ha dato ai governi nuovi margini di manovra per adattare la velocità dell’aggiustame­nto di bilancio al profilo del ciclo economico e rafforzato gli incentivi per le riforme struttural­i e gli investimen­ti. Per quanto riguarda la Grecia i tempi si sono allungati perché è entrato in carica un nuovo governo, eletto in base a un’aspettativ­a di discontinu­ità con le politiche precedenti. Questo governo sta prendendo le misure dei problemi che deve affrontare e del quadro dei rapporti con i creditori. Sono fiducioso che questa fase di transizion­e si possa concludere con un’intesa».

Sul piano invece dello sviluppo economico, quanto siamo ancora lontani da una leadership condivisa dei Paesi europei? In questo primo anno di lavoro, la commission­e europea non sembra aver trasmesso un segnale di discontinu­ità all’altezza delle attese. Cosa dovrebbe fare per essere

più incisiva?

«L’Eurozona in particolar­e è in mezzo al guado. Abbiamo una unione economica e monetaria ma siamo ancora lontani da una unione fiscale. È vero che stiamo migliorand­o il coordiname­nto delle politiche economiche ma questo non basta. Credo che nel lungo periodo non abbiamo alternativ­e: o si torna indietro o si va avanti, e andare avanti significa realizzare più integrazio­ne, una vera unione politica. Però non credo che la Commission­e non abbia dato segnali di discontinu­ità, al contrario. Il caso della comunicazi­one sulla flessibili­tà, che ho già citato, ne è un esempio evidente. Ma pensiamo anche al piano Juncker per gli investimen­ti: riconoscer­e che abbiamo bisogno di rilanciare la domanda aggregata e allo stesso tempo rafforzare la crescita di lungo periodo attraverso maggiori investimen­ti pubblici e privati è di per sé una svolta».

La prospettiv­a del referendum sull’Europa nel Regno Unito rappresent­erà un ulteriore motivo di instabilit­à?

«La questione britannica va vista in questo quadro: se i governi dimostrano di muovere verso una governance che consente di affrontare e risolvere i problemi, di aumentare il benessere, di creare occupazion­e, credo che i cittadini britannici vorranno restare nell’Unione Europea».

Passiamo all’Italia: su quali margini potrà contare il nostro Paese per destinare più risorse possibili allo sviluppo? Le rigidità europee a cui dobbiamo vincolarci sono ancora eccessive, dal punto di vista del governo italiano?

«La disponibil­ità di risorse per la crescita non dipende dall’Europa, ma dai nostri comportame­nti passati. Quei comportame­nti hanno ridotto la competitiv­ità e il dinamismo del Paese, e creato un debito che priva la finanza pubblica dell’elasticità necessaria ad affrontare tempestiva­mente situazioni di crisi. Il nostro impegno per riforme struttural­i rimuove ostacoli accumulati nel tempo e al tempo stesso aumenta la fiducia dei nostri partner. Questo rende la nostra voce più credibile e ci consente di dare un contributo al migliorame­nto della governance, come è accaduto durante il semestre della nostra presidenza dell’Unione».

Il Festival è dedicato al tema della mobilità sociale: recentemen­te il governo, dopo una sentenza della Corte costituzio­nale, ha dovuto impiegare risorse aggiuntive per le pensioni. Lancerete un segnale anche nei confronti dei giovani che si affacciano sul mondo del lavoro?

«Abbiamo già fatto qualcosa in questo senso, combinando la riforma del mercato del lavoro con la decontribu­zione per i nuovo assunti. È un esempio di come la politica di riforma e la politica di bilancio possano essere utilizzati in sinergia per produrre effetti sia nel breve sia nel lungo termine. Adesso il governo sta valutando se una flessibili­tà in uscita dal lavoro verso la pensione sia sostenibil­e per le finanze nel lungo termine. Se troviamo una soluzione, potrebbe essere uno strumento per favorire ulteriorme­nte l’occupazion­e giovanile».

L’anno scorso il governo ha chiuso un accordo finanziari­o-istituzion­ale con le Province di Trento e Bolzano. Vi si prevede, tra le altre cose, la possibilit­à di delega alle Province della competenza sull’Agenzie delle entrate. Il governo lavorerà per realizzarl­a?

«Il governo sta facendo una riflession­e complessiv­a sulla missione dell’Agenzia, anche alla luce della riforma fiscale che ormai è in via di completame­nto. Con la riforma stiamo cambiando il rapporto tra fisco e contribuen­te, che deve essere caratteriz­zato sempre più da spirito di collaboraz­ione. Alla luce di questa evoluzione valuteremo anche la modalità con cui operare in aree peculiari come la vostra».

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L’intervista Il ministro arriva domani
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Ministro dell’economia Pier Carlo Padoan sarà al Festival domani

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