L’idea di Padoan nei pensionamenti occorre flessibilità
Padoan: pensionamenti più flessibili, verifichiamo la sostenibilità. «Fisco, accordo con Trento»
Pensionamenti più flessibili per aumentare l’occupazione giovanile. «Verifichiamo la sostenibilità» dice il ministro Carlo Padoan, che domani sarà al Teatro Sociale. Padoan, in un’intervista rilasciata al Corriere del Trentino, ha illustrato le strategie allo studio del governo. «Fisco, accordo con Trento».
TRENTO Flessibilità in uscita verso la pensione per aumentare l’occupazione giovanile. Pier Carlo Padoan, che domani sarà alle 16.30 al Teatro Sociale, illustra al Corriere del Trentino le strategie allo studio del governo.
inistro Padoan, domani parlerà di Europa e di Italia. Rispetto all’anno scorso, quali risultati sono stati ottenuti sul fronte della stabilità finanziaria? Perché la questione della Grecia è ancora irrisolta?
«In questi anni l’Unione europea si è rafforzata. Sul piano dei bilanci gli atteggiamenti responsabili dei governi hanno nella maggior parte dei casi consentito di ricostruire fiducia nella capacità di tenere sotto controllo il deficit e quindi il debito. Sul fronte bancario è stata realizzata una unione efficace anche se ancora da completare. Nell’ultimo anno però abbiamo fatto progressi anche nella governance, perché la comunicazione del 13 gennaio sulla flessibilità da parte della Commissione europea ha dato ai governi nuovi margini di manovra per adattare la velocità dell’aggiustamento di bilancio al profilo del ciclo economico e rafforzato gli incentivi per le riforme strutturali e gli investimenti. Per quanto riguarda la Grecia i tempi si sono allungati perché è entrato in carica un nuovo governo, eletto in base a un’aspettativa di discontinuità con le politiche precedenti. Questo governo sta prendendo le misure dei problemi che deve affrontare e del quadro dei rapporti con i creditori. Sono fiducioso che questa fase di transizione si possa concludere con un’intesa».
Sul piano invece dello sviluppo economico, quanto siamo ancora lontani da una leadership condivisa dei Paesi europei? In questo primo anno di lavoro, la commissione europea non sembra aver trasmesso un segnale di discontinuità all’altezza delle attese. Cosa dovrebbe fare per essere
più incisiva?
«L’Eurozona in particolare è in mezzo al guado. Abbiamo una unione economica e monetaria ma siamo ancora lontani da una unione fiscale. È vero che stiamo migliorando il coordinamento delle politiche economiche ma questo non basta. Credo che nel lungo periodo non abbiamo alternative: o si torna indietro o si va avanti, e andare avanti significa realizzare più integrazione, una vera unione politica. Però non credo che la Commissione non abbia dato segnali di discontinuità, al contrario. Il caso della comunicazione sulla flessibilità, che ho già citato, ne è un esempio evidente. Ma pensiamo anche al piano Juncker per gli investimenti: riconoscere che abbiamo bisogno di rilanciare la domanda aggregata e allo stesso tempo rafforzare la crescita di lungo periodo attraverso maggiori investimenti pubblici e privati è di per sé una svolta».
La prospettiva del referendum sull’Europa nel Regno Unito rappresenterà un ulteriore motivo di instabilità?
«La questione britannica va vista in questo quadro: se i governi dimostrano di muovere verso una governance che consente di affrontare e risolvere i problemi, di aumentare il benessere, di creare occupazione, credo che i cittadini britannici vorranno restare nell’Unione Europea».
Passiamo all’Italia: su quali margini potrà contare il nostro Paese per destinare più risorse possibili allo sviluppo? Le rigidità europee a cui dobbiamo vincolarci sono ancora eccessive, dal punto di vista del governo italiano?
«La disponibilità di risorse per la crescita non dipende dall’Europa, ma dai nostri comportamenti passati. Quei comportamenti hanno ridotto la competitività e il dinamismo del Paese, e creato un debito che priva la finanza pubblica dell’elasticità necessaria ad affrontare tempestivamente situazioni di crisi. Il nostro impegno per riforme strutturali rimuove ostacoli accumulati nel tempo e al tempo stesso aumenta la fiducia dei nostri partner. Questo rende la nostra voce più credibile e ci consente di dare un contributo al miglioramento della governance, come è accaduto durante il semestre della nostra presidenza dell’Unione».
Il Festival è dedicato al tema della mobilità sociale: recentemente il governo, dopo una sentenza della Corte costituzionale, ha dovuto impiegare risorse aggiuntive per le pensioni. Lancerete un segnale anche nei confronti dei giovani che si affacciano sul mondo del lavoro?
«Abbiamo già fatto qualcosa in questo senso, combinando la riforma del mercato del lavoro con la decontribuzione per i nuovo assunti. È un esempio di come la politica di riforma e la politica di bilancio possano essere utilizzati in sinergia per produrre effetti sia nel breve sia nel lungo termine. Adesso il governo sta valutando se una flessibilità in uscita dal lavoro verso la pensione sia sostenibile per le finanze nel lungo termine. Se troviamo una soluzione, potrebbe essere uno strumento per favorire ulteriormente l’occupazione giovanile».
L’anno scorso il governo ha chiuso un accordo finanziario-istituzionale con le Province di Trento e Bolzano. Vi si prevede, tra le altre cose, la possibilità di delega alle Province della competenza sull’Agenzie delle entrate. Il governo lavorerà per realizzarla?
«Il governo sta facendo una riflessione complessiva sulla missione dell’Agenzia, anche alla luce della riforma fiscale che ormai è in via di completamento. Con la riforma stiamo cambiando il rapporto tra fisco e contribuente, che deve essere caratterizzato sempre più da spirito di collaborazione. Alla luce di questa evoluzione valuteremo anche la modalità con cui operare in aree peculiari come la vostra».