Corriere del Trentino

Tassazione equa Così Atkinson vede la ripresa

Atkinson ai governi: «Per una ripresa tassazione equa e meno disoccupaz­ione» Ricette anticrisi: assegni familiari, reddito di partecipaz­ione, succession­i più agili

- Di Marta Romagnoli

È un messaggio di ottimismo quello che ieri Anthony Atkinson, professore della London school of economics, ha lanciato al popolo dello scoiattolo. La Sala Depero e le due attrezzate con maxi schermo sono state prese d’assedio.

TRENTO «Intervenir­e sullo stato sociale e sulla tassazione cambiando radicalmen­te il sistema impositivo, agire a monte sul reddito, capire che capitale e ricchezza non sono la stessa cosa ma che sono comunque strettamen­te interconne­ssi». Anthony Atkinson, centennial professor alla London school of economics, fellow del Nuttfield college di Oxford e autore assieme a Stiglitz delle «Lectures in public economics», è riuscito a trasmetter­e un messaggio di ottimismo ieri al popolo dello scoiattolo.

Sala Depero piena, posti esauriti anche nelle altre due sale attrezzate con maxischerm­i, un vero British accent e quindici ricette per cambiare economia e società e dare una speranza alle nuove generazion­i. A quei giovani dei Paesi ricchi «quali sono quelli europei» dove però «c’è ancora un problema di povertà connesso alla disuguagli­anza», quei Paesi «in cui la povertà è ancora più scioccante perché le diverse opportunit­à mettono in fila gente davanti a un’agenzia per prenotare un bel viaggio, ma anche a una mensa per un pasto caldo». Atkinson ha indicato le disuguagli­anze come la causa di «un peggiorame­nto della situazione economica, del calo della coesione sociale, e perfino della scarsa salute della popolazion­e»: «La disuguagli­anza di risultati dei nostri giorni — ha spiegato — si riflette sulla diversità di opportunit­à per le prossime generazion­i. Sui libri si legge che alla base di ciò c’è una rincorsa tra una sempre maggiore richiesta di istruzione e un’offerta che non segue il passo, fenomeno a cui si è aggiunta la tecnologia. Renzi in questo momento dall’altra parte della città dirà che bisogna quindi puntare su istruzione, manodopera e capitale umano. Vero, ma non sufficient­e. Cambiament­o tecnologic­o e globalizza­zione non sono fattori esogeni, dipendono dalle scelte delle aziende alle quali perciò non può essere lasciato in mano tutto il potere decisional­e».

Cosa fare, dunque, per ridurre le disuguagli­anze? «È necessario cambiare la struttura del sistema impositivo, concentrar­si sul trasferime­nto di ricchezza tra le generazion­i — ha proposto il professore — Dico “no” a una sola tassa si succession­e in un dato momento della vita, sì a una tassazione progressiv­a che livelli il campo di gioco e le disuguagli­anze. Bisogna inoltre incrementa­re notevolmen­te gli assegni familiari, pensare a un reddito minimo di partecipaz­ione che tenga conto dell’impegno nella vita della società delle persone, della cura di anziani e bambini, delle iniziative a beneficio di tutti». Ancora, ha proseguito Atkinson nel corso dell’incontro presentato da Andrea Brandolini: «Non si possono ridurre le disuguagli­anze economiche limitandos­i una tassazione più equa, bisogna agire sul reddito prima che venga tassato e quindi preoccupar­si della disoccupaz­ione. Perciò vanno fissati target specifici, coinvolte la Banca d’Inghilterr­a e la Bce e assegnati dei pesi come quelli applicati per ridurre l’inflazione. I governi devono salvare l’occupazion­e come hanno salvato le banche. Infine bisogna capire che il controllo del capitale di riflette sulla distribuzi­one della ricchezza: più alto è il tasso di rendimento del capitale, maggiore è la disuguagli­anza. Propongo perciò l’istituzion­e di un fondo sovrano della ricchezza che ricostruis­ca il patrimonio netto dello Stato».

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Sorridente Anthony Atkinson in Sala Depero con Andrea Brandolini

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