Ferrera e il nodo della previdenza Il 96% non ha versato abbastanza
Il politologo: «Gli anni ‘60 e ‘70 hanno creato il buco»
TRENTO Il 96% dei pensionati italiani non ha versato contributi sufficienti a coprire il trattamento pensionistico di cui sta beneficiando. Maurizio Ferrera, docente di scienza politica all’università Statale di Milano, apre con la sua analisi scenari che sfatano il mito del pensionato derubato delle risorse a cui avrebbe diritto.
«I diritti sociali sono forse la più grande conquista del XX secolo», spiega Ferrera, «ma non credo che i diritti siano assoluti: vanno adattati ai tempi e i tempi odierni necessitano urgenti ripensamenti del nostro welfare». La nostra previdenza sociale va verso una condizione di squilibrio tra le due parti in gioco: il rapporto tra la base imponibile (ossia lavoratori da tassare) che va restringendosi e la platea di beneficiari (i pensionati) in deciso aumento non è più sostenibile con le norme attuali.
«Le politiche previdenziali degli anni ’60 e ’70 hanno creato un buco nelle casse dello Stato, debito che non siamo mai riusciti nemmeno a contenere» prosegue Ferrera. Il sistema pensionistico era nato all’inizio del secolo scorso per coprire quelle (rare) situazioni in cui una persona riusciva ad arrivare ancora viva all’età del ritiro dal lavoro. Con l’innalzamento delle speranze di vita, però, crescevano le coorti di lavoratori che, arrivati all’età di pensionamento, avevano la prospettiva di vivere per altri quindici o venti anni. Si sono create situazioni di super-tutela che, sostiene Ferrero «lasciano scoperte altre fondamentali fasce sociali: le famiglie, i disoccupati, gli studenti privi di mezzi».
Innalzare l’età di pensionamento è «una naturale conseguenza delle crescenti aspettative di vita» e i Paesi scandinavi dimostrano che ciò non pregiudica l’inserimento dei giovani nel lavoro. Ferrera propone, inoltre, quella che definisce una «ricalibratura» delle voci di spesa dell’Inps, secondo criteri di efficienza ed efficacia. «Ma anche così facendo — ammette — riusciremmo soltanto a coprire il crescente numero di pensionati, non a incrementare le spese per altre categorie bisognose».