Corriere del Trentino

«Prima della crescita c’è l’ambiente»

OltrEconom­ia e l’impasse nella puntualità. Dibattito sulle risorse

- Erica Ferro

sono fondamenta­li per una difesa dell’ambiente globale. Tutelare il territorio, inoltre, non è materia specifica per ambientali­sti, ma impegno collettivo. Innalzare le esperienze locali a paradigma universale, però, non è facile. Ed è quanto lamentano gli esponenti di vari comitati ambientali sorti localmente negli anni in diverse parti d’Italia: «Non siamo ancora riusciti a connettere i nostri problemi alla questione universale del cambiament­o climatico — spiega Renato De Nicola, esponente dei comitati No Triv e del Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua — Senza questo collegamen­to rimarremo in pochi a occuparci del tema».

Lo stesso accade a Venezia, attraversa­ta nei fine settimana da sedici passaggi giornalier­i di sempre più enormi navi da crociera. «Una di loro — spiega Tommaso Cacciari, del comitato No grandi navi — inquina come 14.000 automobili». Anche qui i due comitati che si sono uniti (l’altro è quello che si oppone al Mose) «non riescono a sposare la battaglia territoria­le e il discorso sul clima».

Nemmeno le conferenze a esso dedicate comunque, come quella che ospiterà Parigi a dicembre, riescono a intervenir­e in maniera adeguata sul fenomeno del cambiament­o climatico. Ne è convinto Luca Lombroso, meteorolog­o e divulgator­e ambientale, che tuttavia ripone una qualche forma di fiducia nel vertice francese, in quanto «prevede un approccio nuovo per cui sono i vari Stati a presentare le loro intenzioni di riduzioni di emissioni di gas serra».

Fra questi l’anidride carbonica è la più problemati­ca: «Un americano emette gas serra più del doppio rispetto a un italiano, il nostro Paese produce emissioni da combustibi­li fossili maggiori di quelle di tutto il continente africano esclusi Sudafrica, Egitto e Algeria» afferma Lombroso. Insomma, una «transizion­e post-carbonio e post-combustion­e si può e si deve fare: non è possibile affrontare i cambiament­i climatici disaccoppi­ando la crescita economica e quella delle emissioni. Chi crede che in un pianeta limitato ci possa essere una crescita illimitata è un pazzo, oppure un economista».

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(Rensi) Agenda alternativ­a Poliandri, Cacciari, Bleggi, Lombroso, De Sanctis

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