«Prima della crescita c’è l’ambiente»
OltrEconomia e l’impasse nella puntualità. Dibattito sulle risorse
sono fondamentali per una difesa dell’ambiente globale. Tutelare il territorio, inoltre, non è materia specifica per ambientalisti, ma impegno collettivo. Innalzare le esperienze locali a paradigma universale, però, non è facile. Ed è quanto lamentano gli esponenti di vari comitati ambientali sorti localmente negli anni in diverse parti d’Italia: «Non siamo ancora riusciti a connettere i nostri problemi alla questione universale del cambiamento climatico — spiega Renato De Nicola, esponente dei comitati No Triv e del Forum abruzzese dei movimenti per l’acqua — Senza questo collegamento rimarremo in pochi a occuparci del tema».
Lo stesso accade a Venezia, attraversata nei fine settimana da sedici passaggi giornalieri di sempre più enormi navi da crociera. «Una di loro — spiega Tommaso Cacciari, del comitato No grandi navi — inquina come 14.000 automobili». Anche qui i due comitati che si sono uniti (l’altro è quello che si oppone al Mose) «non riescono a sposare la battaglia territoriale e il discorso sul clima».
Nemmeno le conferenze a esso dedicate comunque, come quella che ospiterà Parigi a dicembre, riescono a intervenire in maniera adeguata sul fenomeno del cambiamento climatico. Ne è convinto Luca Lombroso, meteorologo e divulgatore ambientale, che tuttavia ripone una qualche forma di fiducia nel vertice francese, in quanto «prevede un approccio nuovo per cui sono i vari Stati a presentare le loro intenzioni di riduzioni di emissioni di gas serra».
Fra questi l’anidride carbonica è la più problematica: «Un americano emette gas serra più del doppio rispetto a un italiano, il nostro Paese produce emissioni da combustibili fossili maggiori di quelle di tutto il continente africano esclusi Sudafrica, Egitto e Algeria» afferma Lombroso. Insomma, una «transizione post-carbonio e post-combustione si può e si deve fare: non è possibile affrontare i cambiamenti climatici disaccoppiando la crescita economica e quella delle emissioni. Chi crede che in un pianeta limitato ci possa essere una crescita illimitata è un pazzo, oppure un economista».