Condotto al S. Chiara e riportato in carcere senza essere operato
TRENTO L’intervento chirurgico era stato programmato (e rinviato con alcuni giorni di anticipo) una prima volta il 7 maggio. Venerdì sembrava la volta buona: un detenuto del carcere di Trento è stato accompagnato fino all’interno del piazzale dell’ospedale Santa Chiara, ma poi è stato riportato in carcere. «Pur in presenza di un’equipe di Chirurgia pronta a operare e del reparto di rianimazione organizzato per la degenza post operatoria, l’operazione non si è potuta svolgere per assenza del paziente, in quanto non tradotto all’unità operativa», scrive Mattia Civico, consigliere provinciale del Pd, in un’interrogazione alla giunta provinciale.
E aggiunge: «Non sarebbero intercorse comunicazioni formali nelle giornate precedenti l’intervento programmato tra la direzione della Casa circondariale e i responsabili della medicina penitenziaria, nè dell’Azienda. L’unica comunicazione formale da parte dell’amministrazione penitenziaria è giunta fuori tempo massimo, rendendo impossibile riorganizzare l’attività dell’unità operativa di chirurgia, che avrebbe causato il blocco delle attività operatorie e l’impossibilità di sottoporre un altro paziente in attesa dell’intervento chirurgico». Civico sottolinea che «è necessario armonizzare livelli distinti di responsabilità che, se non opportunamente coordinati, rischiano di determinare episodi di malagestione e di danno sia al paziente, sia al sistema sanitario provinciale».
L’azienda sanitaria si limita a precisare: «Si stanno facendo le verifiche». Il direttore del carcere, Valerio Pappalardo, spiega: «Il detenuto è stato riportato in carcere perché c’erano dei problemi di presenza di personale di vigilanza in concomitanza con alcune udienze in tribunale. Circa una settimana prima, è stato richiesto un parere sulla possibilità o meno di rinviare l’intervento e, a quanto mi risulta, tale richiesta non ha avuto un riscontro formale. Io stesso, comunque, nei giorni successivi mi ero interessato personalmente e dai sanitari avevo avuto informalmente risposta che il rinvio dell’intervento non avrebbe pregiudicato la salute del paziente».
Ma perché il paziente è stato accompagnato all’ospedale e riportato indietro? «Il detenuto non doveva nemmeno partire. C’è stata, non per colpa mia, una defaillance di ordine logistico; mi dispiace che ci sia stata questa disfunzione — spiega il direttore del carcere — Faccio l’avvocato e per me il diritto alla salute è sacrosanto».