Il pubblico del PalaResia
Un De Gregori in forma smagliante infiamma il Palaresia di Bolzano in un concerto (venerdì) che rimarrà a lungo nella memoria del pubblico altoatesino. Si parte subito forte con Il canto delle sirene, uno dei brani più belli del Principe, tratto da un album minore come Terra di Nessuno, pubblicato a metà anni ’80 in piena epoca Caf (Craxi Andreotti Forlani). Poi il romanticismo prende il sopravvento con Ti leggo nel pensiero, una delle tante splendide canzoni d’amore del nostro, che nello stilare la scaletta di questo Vivavoce Tour ha solo l’imbarazzo della scelta. Spalleggiato da una band oliata alla perfezione si avventura nel blues di Finestre Rotte, estrapolata dal disco Per brevità chiamato Artista (2008), uno dei più penalizzati dai dati di vendita. Il primo classico ha l’incedere di Viva l’Italia, accolto da un boato dal folto pubblico bolzanino, sempre attuale nei suoi versi Viva l’Italia, l’Italia che resiste.
Come ha dichiarato lo stesso artista capitolino questo tour è l’occasione per dare risalto anche ai brani meno noti di un repertorio sterminato e i nuovi arrangiamenti danno lustro a gemme quali Il panorama di Betlemme, col violino di Elena Cirillo in evidenza, e Un guanto. Ci si tuffa di nuovo nel romanticismo sulle note di Bellamore e Caterina, per poi scivolare sul superclassico La leva calcistica della classe ‘68, sicuramente tra le sue più belle composizioni in assoluto. Dall’album Bufalo Bill, pubblicato nel 1976, estrae Atlantide, i cui versi criptici «ricordi una ragazza di Roma la cui faccia assomiglia al crollo di una diga» hanno fatto sognare almeno tre generazioni.
Tra la sorpresa generale un De Gregori in stato di grazia estrae dal cilindro La testa nel secchio, tratta da Pezzi (2005) che al termine della serata risulterà l’album più saccheggiato assieme al celeberrimo Titanic (1982). Si alternano in rapida successione Generale, Sotto le stelle del Messico a trapanar, Niente da capire e per l’appunto Titanic prima che l’elegante padrone di casa proceda alla presentazione di una band di ben dieci elementi capitanata dall’amico e produttore Guido Guglielminetti. Guarda che non sono io è l’unica concessione al più recente album Sulla strada, prima di passare ad aprire lo scrigno di gioielli come Buonanotte fiorellino, Alice, La donna cannone e Rimmel, cantati in coro dal pubblico ormai assiepatosi sotto il palco. I bis regalano ancora alcune perle come la bellissima Cose, Vai in Africa, Celestino e la sorprendente cover di A chi. Un concerto da applausi a scena aperta, che dimostra una volta di più come De Gregori sia rimasto forse l’ultimo dei grandi cantautori a saper dispensare poesia ed emozioni a piene mani.