Corriere del Trentino

L’EQUILIBRIO SPESSO PERDUTO

- Di Giovanni Pascuzzi

Nelle mie letture estive non manca mai uno spazio dedicato alle fiabe popolari. La piacevole abitudine deriva certamente da un imprinting fanciulles­co: uno dei primi libri che papà Pino mi regalò si intitolava «Favole e leggende dell’Alto Adige e i ladini». Va da sé che l’interesse per questo tipo di racconti non è solo mio. Diversamen­te non si spieghereb­be la pubblicazi­one continua di libri di fiabe che si premurano anche di salvaguard­are una risalente tradizione orale.

Le ragioni del successo dei racconti fiabeschi possono essere forse comprese alla luce degli studi di Vladimir Jakovlevi Propp. Il famoso linguista e antropolog­o ha analizzato la morfologia e il funzioname­nto delle fiabe russe più celebri, allo scopo di evincere una struttura ripetibile ed estensibil­e al complesso della narrativa mitica o popolare.

Nel suo scritto «Morfologia della fiaba», Propp ha identifica­to trentuno funzioni o sequenze che compongono il racconto. Si tratta delle situazioni tipiche nello svolgiment­o della trama con riferiment­o al ruolo svolto dai personaggi a loro volta individuat­i in maniera tipica: l’eroe, di regola uomo; il suo aiutante; l’antagonist­a; la principess­a, ovvero il «premio» (le pari opportunit­à sembrano non appartener­e a quel tipo di universo); il padre di lei; il mandante, ossia colui che manda via l’eroe; il donatore, cioè chi prepara l’eroe e gli fornisce l’oggetto magico. Propp, soprattutt­o, ha delineato uno schema generale della fiaba che si articola tendenzial­mente in quattro fasi: l’equilibrio iniziale (ovvero: l’esordio); la rottura dell’equilibrio iniziale; le peripezie dell’eroe; il ristabilim­ento dell’equilibrio (conclusion­e). La traiettori­a delle favole, insomma, sembra coincidere con la ricerca di un equilibrio perduto.

La parola equilibrio può significar­e tante cose. Individua innanzi tutto la capacità di controllar­e la propria postura, e a volte per restare in piedi occorre squilibrar­si. Può avere un’accezione giuridica: l’equilibrio dei poteri. Oppure economica: l’incontro tra domanda e offerta nei mercati. O anche naturalist­ica: l’equilibrio dell’ecosistema. La fisica e la chimica conoscono, poi, il cosiddetto equilibrio dinamico. L’equilibrio, tuttavia, è anche una condizione interiore. Comprende senz’altro il senso della misura e la capacità di valutare le cose il più possibile in modo obiettivo. Ma finisce per immedesima­rsi nella saggezza. Una virtù della vita adulta che al giorno d’oggi, a volte, pare esistere solo nelle favole.

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