L’EQUILIBRIO SPESSO PERDUTO
Nelle mie letture estive non manca mai uno spazio dedicato alle fiabe popolari. La piacevole abitudine deriva certamente da un imprinting fanciullesco: uno dei primi libri che papà Pino mi regalò si intitolava «Favole e leggende dell’Alto Adige e i ladini». Va da sé che l’interesse per questo tipo di racconti non è solo mio. Diversamente non si spiegherebbe la pubblicazione continua di libri di fiabe che si premurano anche di salvaguardare una risalente tradizione orale.
Le ragioni del successo dei racconti fiabeschi possono essere forse comprese alla luce degli studi di Vladimir Jakovlevi Propp. Il famoso linguista e antropologo ha analizzato la morfologia e il funzionamento delle fiabe russe più celebri, allo scopo di evincere una struttura ripetibile ed estensibile al complesso della narrativa mitica o popolare.
Nel suo scritto «Morfologia della fiaba», Propp ha identificato trentuno funzioni o sequenze che compongono il racconto. Si tratta delle situazioni tipiche nello svolgimento della trama con riferimento al ruolo svolto dai personaggi a loro volta individuati in maniera tipica: l’eroe, di regola uomo; il suo aiutante; l’antagonista; la principessa, ovvero il «premio» (le pari opportunità sembrano non appartenere a quel tipo di universo); il padre di lei; il mandante, ossia colui che manda via l’eroe; il donatore, cioè chi prepara l’eroe e gli fornisce l’oggetto magico. Propp, soprattutto, ha delineato uno schema generale della fiaba che si articola tendenzialmente in quattro fasi: l’equilibrio iniziale (ovvero: l’esordio); la rottura dell’equilibrio iniziale; le peripezie dell’eroe; il ristabilimento dell’equilibrio (conclusione). La traiettoria delle favole, insomma, sembra coincidere con la ricerca di un equilibrio perduto.
La parola equilibrio può significare tante cose. Individua innanzi tutto la capacità di controllare la propria postura, e a volte per restare in piedi occorre squilibrarsi. Può avere un’accezione giuridica: l’equilibrio dei poteri. Oppure economica: l’incontro tra domanda e offerta nei mercati. O anche naturalistica: l’equilibrio dell’ecosistema. La fisica e la chimica conoscono, poi, il cosiddetto equilibrio dinamico. L’equilibrio, tuttavia, è anche una condizione interiore. Comprende senz’altro il senso della misura e la capacità di valutare le cose il più possibile in modo obiettivo. Ma finisce per immedesimarsi nella saggezza. Una virtù della vita adulta che al giorno d’oggi, a volte, pare esistere solo nelle favole.