Ricerca: quattro aree di specializzazione
Ateneo, Fondazioni, imprese e scuole lavoreranno in sinergia. Ferrari: nuova stagione
«Capitalizzare». È l’obiettivo del piano provinciale sulla ricerca, come spiega l’assessore Sara Ferrari. Sono previsti diversi poli di specializzazione: meccatronica, rinnovabili, agrifood. La formazione considera il legame tra scuole superiori e aziende. Intanto, Lorenzo Dellai interviene sul fondo di ateneo: «È un problema da risolvere. Ne ho già parlato a Giannini. A rischio c’è il finanziamento premiale di Trento».
TRENTO Prendendo a prestito una definizione cinematografica, fino a oggi s’è scelto il campo lunghissimo. Un’inquadratura talmente ampia da non mettere in rilievo volti e profili, talmente ampia da rivelarsi fluida. Tutto quel potenziale, scientifico e umano, richiedeva forse d’essere messo a fuoco. Così si farà, si apprende sfogliando le pagine del Programma pluriennale della ricerca, valido per tutta la XV legislatura e fresco di approvazione. Come sintetizza l’assessora Sara Ferrari, la filosofia che connette ogni intervento è «capitalizzare quanto fatto fino a oggi, farne tesoro e unire la ricerca con il nostro tessuto imprenditoriale». Quindi individuare filoni scientifici netti (ovvero le Smart Specialisation) e amalgamare conoscenze. Fuori di metafora, una delle modalità operative consiste nella creazione di poli di specializzazione: dei «campus» (così sono definiti nel documento) che avvicinino scuole superiori, ateneo, istituti di ricerca e imprese. Il polo della meccatronica in fieri sarà il paradigma esportabile ad altri settori: il design, l’agro-food (a San Michele) e l’architettura green (a Manifattura).
I numeri
Con 3.914 persone occupate nel settore (pari a 7,4 addetti per 1.000 abitanti, contro la media nazionale di 4 e delle regioni del Nord-Est di 5,4), la voce «ricerca e sviluppo» in Trentino drena un investimento pubblico e privato pari al 2,01% del Pil, contro la media nazionale dell’1,31%. Numeri importanti che generano aspettative altrettanto robuste. Al comparto, si legge nel Programma pluriennale della ricerca, si affida «un ruolo cruciale in termini strategici per costruire una via di uscita costruttiva e di lungo periodo dalla contingenza economica sfavorevole». La traduzione con una sola parola è presto detta: ricadute. Per capirci, nel quinquennio 2015-2020 Piazza Dante prevede un investimento di 15 milioni di euro per i progetti di ricerca industriale; 32 milioni per favorire lo sviluppo tecnologico e delle infrastrutture; 7,2 per l’innovazione.
Benessere sociale
«L’idea — spiega Ferrari — è favorire un processo di crescita: nella capacità di offrire servizi ai cittadini, aumentare il benessere sociale e al tempo stesso accrescere il livello di competitività scientifica, irrobustendo la massa critica, che così ci permette un confronto internazionale». L’epoca del «piccolo è bello» pare superata. L’urgenza di agganciare mercati non solo locali e non solo nazionali impone scelte. Prima fra tutte: la collaborazione fra attori del sistema della ricerca e dell’alta formazione (in acronimo Star, termine coniato con la legge 14 del 2005). Le premesse sono buone: «Ci sono ottime condizioni affinché si apra una nuova stagione segnata da un rapporto più che positivo e già evidente fra Provincia e vertici di enti e istituti di ricerca». Il nascente hub dell’innovazione, a detta di Ferrari, potrebbe rivelarsi il terreno comune, più strutturato, per integrare le parti, almeno nel campo del trasferimento tecnologico e nelle declinazioni industriali.
Poli di specializzazione
Com’è noto, per dare senso al tessuto scientifico del Trentino e rispettare le richieste europee di Horizon 2020 sono state individuate quattro macro aree strategiche, le cosiddette Smart Specialisation: qualità della vita, meccatronica, agrifood, energia e ambiente. L’idea è avvicinare tutte le competenze disponibili in provincia in ogni singola disciplina. Nel documento programmatico già si delinea uno degli strumenti operativi: poli di specializzazione. «Importante durante questa legislatura — recita il documento — sarà l’investimento nei poli di specializzazione in cui opereranno scuola, alta formazione, ricerca pubblica e privata. Questi progetti devono vedere nella scuola e nell’università dei pezzi portanti, ma il loro vantaggio deriva dall’investimento dei privati affinché vi possa essere continuità e compenetrazione tra ricerca industriale e accademica, nonché tra contesto formativo e lavorativo anche con Trentino sviluppo che rappresenta il luogo che li aggrega e consente al Trentino di parlare con una voce sola con il resto del mondo».
Scuole e imprese
Il primo modello c’è già ed è pronto per svelarsi. Parliamo, ovviamente, del polo della meccatronica: «Qui — spiega Ferrari — operano l’istituto Veronesi e l’istituto Marconi, con Fbk, università e imprese del settore». Sullo stesso schema si sta già lavorando a pochi passi di distanza: «A Manifattura — prosegue Ferrari — si potrà lavorare sul tema dell’energia rinnovabile e dell’architettura sostenibile, sempre con il dipartimento di Ingegneria dell’ateneo, con Fbk e con le scuole secondarie Marconi, Veronesi e Fontana». Professionisti che necessitano una guida scientifica, futuri addetti ai lavori che necessitano un confronto pratico con il lavoro: tutti potranno lavorare insieme. A San Michele, cuore pulsante dell’attività della Fondazione Mach, si innesterà invece il polo dell’agrifood (qui già si trova l’istituto agrario e una scuola di dottorato a forte vocazione internazionale). Infine un progetto sperimentale: un polo del design e della moda. «Qui opereranno, con imprese e enti di ricerca, gli istituti Cetromoda Canossa e Artigianelli». Campus, appunto, per avvicinare imprese, ricerca, studenti.
Numeri Si tratta di un settore importante per il territorio: 3.914 le persone impiegate