Segreteria Pd, Mosaner ci pensa «Basta divisioni»
TRENTO «Governare bene e assumersi le responsabilità in uno scenario in cui il Pd è partito di maggioranza relativa». Sono gli imperativi che, secondo Adalberto Mosaner, devono accompagnare gli amministratori e i membri del Partito democratico in Trentino verso il congresso. Il sindaco di Riva del Garda, eletto con il 63,2% delle preferenze, è uno dei nomi quotati per il rinnovo della segreteria e non esclude la possibilità di dare la propria disponibilità in merito.
Sindaco, di cosa ha bisogno il Pd in vista del congresso?
«Di un percorso il più trasparente possibile: deve mostrare di avere consapevolezza della grande responsabilità che ha in questo momento nello scenario politico trentino. Una consapevolezza al momento non avvertita sui territori».
Cosa intende?
«Siamo il partito di maggioranza relativa, ne abbiamo pure la consapevolezza elettorale, ma non riusciamo a tradurla in risultati. Ci sono comunque zone della provincia in cui alle ultime elezioni comunali ci sono stati. Dobbiamo riuscire a tradurli in una proposta politica».
A Rovereto, però, le cose non sono andate bene.
«È vero, ci sono luoghi in cui abbiamo agito in modo un po’ ondivago».
Anche a Trento i consensi sono stati meno rispetto alla tornata precedente.
«Gli amministratori che si sono trovati ad affrontare periodo 2010-2015 hanno affrontato uno degli scenari più difficili degli ultimi 25-30 anni. Parlo di risorse in calo, di una crisi imponente, di insorgere di nuovi problemi. In un Trentino dove la maggior salvezza era rappresentata dalle risorse pubbliche e dalle prospettive autonomistiche c’è stata una pressione minon nore che altrove, ma che comunque è pesata. Nonostante la pressione notevole stiamo riuscendo a governare abbastanza bene. Personalmente guardo al mio importante risultato».
Ritiene utile un’assemblea programmatica?
«Rischia di nascondere altre cose. I temi del Trentino non sono sconosciuti. Bisogna stare attenti a non perdere il focus, non deve essere una scusa per non affrontare le responsabilità».
Quale ruolo affiderebbe ai non iscritti al partito?
«In un partito bisognerebbe riuscire a dialogare sui temi. Alcuni esempi: la Valdastico e l’emergenza profughi. Invece manca ancora il percorso suggerito anni fa da Alberto Pacher: c’è una maggioranza netta, ci sono troppi gruppi. Manca la condivisione che può derivare dal quadro dirigente, dai circoli. L’apertura ai non tesserati in questo quadro ha diversi pro, ma anche contro. Preferisco occuparmi dell’attività amministrativa che di questo dibattito per non trascurare i temi».
Sarebbe comunque disponibile per il congresso?
«Ringrazio chi mi ha definito “papabile” ( Corriere del Trentino del 4 agosto, ndr), ma da allora non è intercorsa nemmeno una telefonata. Mi dà soddisfazione pensare che ci sono persone che si fidano del credito che ho sul territorio. Ora c’è la pausa ferragostana: un tale percorso deve essere ragionato e condiviso. Devo valutare i miei impegni. Per parlare e discutere di questa cosa ci sono comunque tempo e la mia disponibilità».
Infine la coalizione.
«Il Pd deve tornare a essere il partito trainante al di là della disaffezione alla politica dimostrata dai votanti».