Corriere del Trentino

Valdastico «Potere di veto, la Consulta non ha chiarito»

Palermo: se il Trentino dicesse no, ricorso probabile

- Di Marta Romagnoli

TRENTO «Non c’è una certezza giuridica assoluta: il tavolo d’intesa tra Stato, Provincia di Trento e Regione Veneto è necessario, ma se il Trentino rimanesse sul “no” la partita passerebbe di nuovo nelle mani della Consulta». La lettura è del costituzio­nalista Francesco Palermo che cerca di fare chiarezza sulle conseguenz­e possibili del dialogo a livello del comitato paritetico (ne riferiamo in alto).

Mancanza di sentenze ad hoc e pronunciam­enti talvolta in contrasto tra loro riferiti a casi analoghi: questo il quadro fotografat­o da Palermo. «In riferiment­o alla legge obiettivo sulle grandi opere nel 2003 la Corte costituzio­nale si pronunciò con la sentenza 303 stabilendo che, in caso di interesse maggiore per opere di carattere regionale, lo Stato può derogare alle competenze locali delle autonomie non speciali. Il nodo però rimane aperto per le realtà a statuto speciale». Il docente sottolinea infatti un contrasto: «La giurisprud­enza dice però il contrario. Ci sono sentenze che affermano che per le regioni a statuto speciale valga il principio pattizio. L’intesa va raccolta, ma non è vincolante. Non essendoci sentenze riferite al caso specifico, però, ci si dovrà affidare all’interpreta­zione». Di fatto non ci sarebbe alcuna possibilit­à di veto. Il quadro, ricorda Palermo, è cambiato rispetto alla sentenza della Consulta che negli anni Ottanta descriveva un principio pattizio nelle relazioni tra Stato e autonomie speciali: «Allora il contesto costituzio­nale era diverso, poi è subentrata la riforma. A cambiare le carte in tavola sono s tat i la sentenza 303 e i protocolli di coordiname­nto di finanza locale».

S ono due gli scenari che il costituzio­nalista tratteggia pensando agli esiti possibili del dialogo: «C’è un rischio di contenzios­o costituzio­nale. Ciò non avverrebbe in caso di accordo. Altrimenti in un caso, di fronte al permanere del “no” trentino, lo Stato e il Veneto potrebbero ricorrere alla Corte costituzio­nale e il Trentino si potrebbe trovare a chiedere una sospensiva. Nel secondo caso, invece, di fronte al “no” del Trentino il comitato potrebbe decidere di proseguire lo stesso i lavori. A questo punto Piazza Dante potrebbe impugnare l’atto di prosecuzio­ne davanti alla Consulta». Il riferiment­o è alla teoria dei giochi: «Lo svolgiment­o del conflitto è ben chiaro alle parti. Andare di fronte alla Corte costituzio­nale potrebbe essere pericoloso per tutte».

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Esperto Francesco Palermo è un costituzio­nali sta altoatesin­o

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