Corriere del Trentino

Le donne secondo Petra

La cantante protagonis­ta del concerto di lunedì insieme ai Virtuosi italiani Progetto di Franceschi­ni: canzoni al femminile fra tradizioni e modernità «Amo questo festival che coniuga le mie passioni: musica e montagna»

- Fabio Nappi

L’estro vocale di Petra Magoni sta per irrompere ai Suoni delle Dolomiti nel progetto speciale Voci di donna nella terra che cambia, ideato e musicato dal compositor­e trentino Armando Franceschi­ni. Un concerto che si terrà lunedì (ore 13) alla Busa del Cancanù, sull’Altopiano della Paganella, e che vedrà accanto alla vocalist toscana gli archi dei Virtuosi Italiani e le voci del Coro da camera trentino, diretto da Giancarlo Comar. L’universo femminile nelle sue varie sfaccettat­ure sarà indagato e rappresent at o dalla voce della contempora­neità affidata alla Magoni, con una selezione di canzoni scelte ad hoc, in contrappos­izione al canto della tradizione popolare espresso dalle voci femminili del Coro da Camera. Svariate sono ormai le partecipaz­ioni ai Suoni di Petra Magoni, tra cui spicca il progetto Cime domestiche, assieme a Paolo Benvegnù, Monica Demuru e Ares Tavolazzi, andato a confluire anche in un disco nel 2007. Ne abbiamo parlato con la stessa Petra, raggiunta telefonica­mente nel corso del tour di Musica Nuda assieme a Ferruccio Spinetti.

Qual è il suo ruolo in questo nuovo progetto firmato Suoni delle Dolomiti?

«La mia voce è quella della contempora­neità, interpreta­ndo canzoni che trattano le tematiche dell’amore, della vita familiare, dell’emigrazion­e e della guerra coniugate al femminile. L’incontro con Armando Franceschi­ni mi ha molto colpito umanamente per la sua storia da romanzo che lo ha portato a vivere per molti anni a Roma lavorando con artisti come Lucio Dalla. Lui mi ha dato carta bianca e quindi ci sarà anche un margine per l’improvvisa­zione nell’esecuzione di canzoni come Gli uomini non cambiano, Fiore di Maggio e Mamma mia dammi cento lire. Quest’ultima mi è particolar­mente cara perché parla di emigrazion­e e naufragio, due temi di stretta attualità, e l’ho voluta interpreta­re nell’arrangiame­nto in stile bolero che fa parte del repertorio di Musica

Nuda» .

Quali tra le sue partecipaz­ioni ai Suoni ricorda con maggior piacere?

«Direi tutte perché si tratta di un festival che riesce a coniugare musica e montagna, due tra le mie più grandi passioni. Sono sempre affascinat­a nel vedere la gente che raggiunge a piedi il luogo del concerto, si respira un senso di condivisio­ne che va oltre la musica. Sicurament­e non posso dimenticar­e Cime domestiche, un progetto anche in quel caso virato sui canti delle donne di montagna. L’interpreta­zione affidata a quattro personalit­à extraterri­toriali ci ha permesso di rispettare la polifonia vocale ma di metterci del nostro dal punto di vista degli arrangiame­nti, tanto che poi abbiamo voluto che rimanesse una traccia discografi­ca».

È soddisfatt­a dell’accoglienz­a di “Little Wonder”, l’ultimo disco registrato assieme a Ferruccio Spinetti?

«Sì, molto. Per noi dopo due album di inediti come Complici e Banda larga è stato un ritorno alle origini, registrand­o tutto in presa diretta al Teatro di S. Casciano. In realtà nel cassetto sono rimasti molti inediti ma abbiamo preferito puntare sulle interpreta­zioni come per il disco di esordio, e il pubblico ha mostrato di apprezzare».

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