Corriere del Trentino

IL DOVERE DI SDEBITARSI

- Di Giovanni Pascuzzi

La nostra società vive a debito. Da un punto di vista economico: il debito pubblico, pur raggiungen­do vette inusitate in Italia, affligge in pratica tutti i Paesi del mondo, Stati Uniti in testa. Ma anche da un punto di vista naturalist­ico. La scorsa settimana, il 13 agosto per l’esattezza, è stato raggiunto il cosiddetto «Overshoot Day», ovvero il giorno in cui l’umanità ha consumato il budget di natura disponibil­e per l’intero anno. Dal 14 agosto stiamo consumando più foreste e animali di quelli che il ciclo riprodutti­vo naturale può offrire. L’ultima volta che la popolazion­e umana riuscì a mantenere i propri consumi all’interno degli «interessi» annui prodotti dalla natura fu il 1970 (allora c’erano 3,5 miliardi di individui contro i 7,3 attuali).

I creditori dei debiti che stiamo contraendo sono le future generazion­i: debiti difficili da onorare. Si può tentare di incrementa­re il Pil per ripagare il debito pubblico. Ma tale obiettivo è reso possibile, di regola, da un aumento dei consumi e ciò comportere­bbe un ulteriore colpo alle risorse naturali, la cui capacità di rigenerars­i è fissa se non calante.

La risposta ai nostri problemi, verosimilm­ente, può venire solo dallo spazio. Non è impensabil­e immaginare, ad esempio, che la ricerca consentirà di portare in orbita intorno alla Terra qualcuno degli asteroidi oggi situati nel sistema solare esterno al fine di sfruttarne le risorse.

Si può provare a sdebitarsi con le future generazion­i per l’uso dissennato fin qui fatto del nostro pianeta soltanto creando le condizioni pe risolvere i problemi che noi abbiamo creato. La ricerca aerospazia­le è uno dei pilastri della costruzion­e di un futuro possibile. Non a caso occupa un posto di rilievo nel piano sia nazionale sia europeo della ricerca.

Il Programma pluriennal­e della ricerca per la quindicesi­ma legislatur­a di recente approvato dalla giunta provincial­e, pur affermando di volersi collegare ai piani elaborati dalle istituzion­i nazionali e comunitari­e, non contempla specifiche linee di azione in tale ambito. Forse perché ispirato dal mantra della «ricaduta territoria­le». Occorre ricordare che in passato la Provincia aveva manifestat­o la volontà di collaborar­e con l’Agenzia spaziale italiana, senza che il proposito andasse a buon fine (si veda la delibera di giunta 2068 del 2013). Conviene però chiedersi se sia lungimiran­te non finanziare una specifica presenza in questo settore della ricerca, specie per un territorio che si vanta di essere la patria di Samantha Cristofore­tti.

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