Flor, più vicina la proroga Upt e Pd appoggiano Zeni
Manica (Pd): «Un anno è parecchio, poi serve una selezione aperta». Passamani (Upt): sì a un rinnovo pieno
A distanza di meno di un mese dalla sostituzione di Donata Borgonovo Re con Luca Zeni Luciano Flor torna in pole position per una proroga dell’incarico in azienda sanitaria. La maggioranza dà l’ok a un anno di prolungamento, mentre un rinnovo pieno è gradito sia a Upt che al Patt. Più controverso il giudizio del Pd, che chiede una selezione aperta. Ioppi: ha le capacità per restare.
TRENTO Meno di un mese dopo la sostituzione di Donata Borgonovo Re con Luca Zeni, il vento torna a gonfiare la vela di Luciano Flor. Scaricato pubblicamente dall’ex assessora — con l’annuncio di una selezione pubblica per sostituirlo alla scadenza dell’incarico, a novembre — ora il direttore dell’azienda sanitaria vede impennarsi le quotazioni di una proroga di un anno e scorge pure la possibilità di un nuovo mandato pieno, gradito sia a Upt sia al Patt.
Più controverso l’orientamento del Pd: Mattia Civico si dice «preoccupato» per i cambi di direzione politica sanitaria intervenuti «il giorno dopo il cambio di assessore» e chiede «una procedura trasparente per selezionare il direttore»; per il capogruppo Alessio Manica «un anno di proroga è tanto», ma «sarà certamente un periodo ponderato da Zeni. L’importante è che poi avvenga una selezione aperta e trasparente. Mi scandalizzerei se vi fosse un prolungamento tout court fino a fine legislatura». Esattamente quello che, «nel rispetto delle leggi», piacerebbe a Upt e Patt.
«Resti al cento per cento»
L’ipotesi di prorogare Flor di un anno, ventilata da Rossi una settimana fa, era attesa alla prova del nuovo assessore. Zeni ( Corriere del Trentino di ieri) ha rotto gli indugi: «L’orientamento è attendere che sia operativa la legge Madia, più rigorosa della semplice nomina in capo alla giunta prevista dalla norma provinciale, per poi procedere alla nuova scelta» attingendo a un albo dei direttori generali a cui si accede per titoli.
«Sostegno al cento per cento a una proroga di un anno», sintetizza Gianpiero Passamani, capogruppo dell’Unione per il Trentino: «Un settore che impiega 1,3 miliardi di euro l’anno — continua — non può trovarsi a metà legislatura con un assessore nuovo chiamato a cambiare rotta al comparto e un direttore generale dell’azienda da sostituire. La posizione di Zeni è molto intelligente e deriva da un’esigenza concreta, tecnica, e non da una mediazione politica». Flor, uomo di fiducia del governatore Rossi, per Passamani è una carta su cui puntare anche dopo il prolungamento: «Nel rispetto delle regole, un altro mandato a Flor sarebbe utile per la sanità trentina».
I dem e il rischio isolamento
Mattia Civico, il dem più vicino a Borgonovo Re, prende le distanze: «Non è una questione di prossimità politica: in marzo, con Borgonovo Re assessora, ho depositato un disegno di legge per rivedere la legge provinciale che dà carta bianca alla giunta per la nomina del direttore generale. Va assicurata la migliore governance possibile: serve un bando, dichiarando prima quali sono gli obiettivi in funzione dei quali motivare la scelta del professionista». Civico precisa di non farne «una questione ad personam» nei confronti di Flor e lancia una frecciata a Zeni che, da consigliere, è stato un paladino della trasparenza: «Mi auguro che, da assessore, le dedichi la stessa attenzione». Poi nota: «Preoccupa che subito dopo il cambio dell’assessore si muti orientamento sul Not e sul direttore dell’Azienda sanitaria. In maggioranza va fatta chiarezza». Infine un’altra bordata: «La necessità di prolungare il direttore generale per evitare buchi di potere appena cambiato l’assessore? Mi pare francamente che la tesi confermi la lettura di chi individua nel caso Flor il motivo dell’allontanamento di Borgonovo Re. Non vedo come una selezione pubblica possa nuocere alla sanità trentina».
Nel gruppo consiliare, però, l’orientamento prevalente è quello di non mettere il bastone tra le ruote a Zeni. «È inevitabile — spiega il capogruppo Alessio Manica — che la selezione annunciata da Borgonovo Re prima di essere sostituita sarebbe stata spostata. Un anno di proroga mi sembra tanto, ma Zeni avrà ponderato la durata del periodo. In ogni caso non mi sorprende e non mi pare una scelta poco trasparente; l’importante è che dopo sei mesi o un anno avvenga una selezione più aperta, ampia e trasparente possibile. Del resto Zeni è il papà della legge sulle nomine». I dem non vogliono creare problemi a Zeni, fresco di incarico, ma non accetteranno nemmeno il ruolo di chi dà carta bianca a Rossi. E nemmeno l’assessore, se vorrà accreditarsi come figura di governo in vista delle elezioni 2018, non dovrebbe essere interessato ad appiattimenti sul governatore. Nella sostituzione di Flor, però, da ieri il Pd è solo in maggioranza: la crisi di mezza estate rivela i suoi primi effetti infausti sui democratici.
«Mi auguro che il neoassessore dedichi alla trasparenza la stessa attenzione di sempre»