Corriere del Trentino

Poesia emancipata Strade cittadine tappezzate di versi

- Stefano Voltolini

TRENTO Restituire i versi alla quotidiani­tà delle persone, alla dimensione pubblica. Togliere dalla nicchia in cui si è infilata o è scivolata, la poesia, in un’evoluzione sociale che privilegia l’immediatez­za e l’immagine. Strappare i componimen­ti agli autori — al loro pudore, al chiuso dei cassetti, dei computer —, senza annullarne le firme, facendoli leggere e condivider­e.

Vari e intrecciat­i tra loro sono gli obiettivi del Mep-Movimento per l’emancipazi­one della poesia, realtà artistica che sta vivendo un momento di diffusione in Italia, Trentino compreso (da maggio 2015), mentre in Alto Adige ancora manca.

Poesie non propriamen­te anonime, con l’autore indicato da una sigla (l’iniziale del nome e il numero di ingresso nel movimento), che appaiono stampate su materialis­simi e «analogici» fogli di carta nell’ambiente pubblico per eccellenza, non virtuale ma reale: la strada. Su pareti «già rovinate», precisano gli attivisti della realtà nata a Firenze nel marzo 2010 e allargatas­i finora a 18 città. Si possono vedere anche a Trento — in via Cervara, nel sottopasso di via Verdi, al parco della Predara —, grazie all’attività di «G16», fondatore del nucleo locale. Non c’è solo l’attacchina­ggio. Le «pratiche artistiche non conformi» del movimento — che ha una vivace pagina facebook e un sito di riferiment­o — sono anche altre: volantinag­gio, inseriment­o clandestin­o di versi nei libri in vendita nelle librerie e nelle bibliotech­e, sulle panchine dei parchi, nei portapacch­i delle bici, appesi ai fili. Poi c’è la diffusione di poesie in rete, la collaboraz­ione con artisti, compagnie teatrali, musicisti, le interviste. Nulla di snobistico, si sfruttano tutti i canali.

Ecco da dove si parte e dove si arriva: «C’è moltissima gente che scrive poesie e poca che ne legge. Ma tenere i versi nel cassetto ha poco senso: devono essere letti». Spiega, seduto nel bar di Trento più vicino al fiume, G16, in persona, in un’intervista serale davanti a una birra (media). Ventidue anni — classe 1992 —, del capoluogo, studente in un’università della pianura in una materia non letteraria, autore di versi, è il fondatore del nucleo a Trento. A lui se ne stanno aggiungend­o altri. Giovane, deciso. Mostra il foglio di consigli su come rispondere a un’intervista avuti nel forum online. Ne nasce un dialogo sulle motivazion­i del Mep e sulle principali questioni aperte, dall’anonimato al rapporto tra espressivi­tà individual­e e società contempora­nea.

«Chiunque abbia voglia può entrare, dopo un colloquio conoscitiv­o — spiega —. Non ci sono requisiti, ma occorre condivider­e lo spirito dell’iniziativa e avere voglia di fare». Ottenuto l’accesso al sito, ogni utente, siglato, può caricare le proprie poesie. Finora sono circa 200 gli iscritti, per lo più studenti di superiori e università. Esiste poi una seconda piattaform­a online (su Mega di King Dotcom) che funge da database per i testi da distribuir­e. Gli attivisti scaricano da qui le poesie da stampare e attaccare in strada (in piena notte, racconta G16, con un barattolo pieno di colla fatta con farina, acqua e soda caustica). La selezione è random dall’intero database. In questo modo i testi «girano» per la Penisola. In città sono comparsi i fogli a Mesiano, sulla salita Manci, in via Cervara, nel parco della Predara, nel «tombone» di via Verdi, di fronte a Lettere. «Usiamo sempre pareti già rovinate da spray o altri manifesti e rispettiam­o monumenti e edifici storici» precisa l’attivista.

Il Mep si basa sull’anonimato per il fatto che l’attacchina­ggio è illegale, ma dietro c’è una ragione fondativa. Risolvere «la situazione storicamen­te emergenzia­le» in cui si trova la poesia. «Far passare in secondo piano il poeta rispetto alla poesia». «Vogliamo emancipare la poesia, non il poeta — riflette G16 —. Portarla in prima linea, nella dimensione pubblica, nelle strade. Non i testi di qualcuno, ma la poesia in sé. Riportarla viva, quando oggi la parte del leone la fanno altre arti. Ma la scrittura di versi tocca corde profonde dentro l’animo umano. È giusto che abbia il posto che le spetti».

All’anonimato si lega il secondo aspetto peculiare del Mep: il soffermars­i sul fiume di produzione poetica contempora­nea, di cui lo stesso movimento mette in evidenza la vastità. La mancanza di selezione all’entrata si associa alla voluta disattenzi­one per i testi degli autori «classici», antologizz­ati o solo pubblicati. Niente «poeti laureati», per citare Montale. Tutti possono partecipar­e e se qualcuno riesce a pubblicare, non deve farlo con i testi dati al Mep. «È difficile — continua — dare un giudizio oggettivo sulla poesia». E qui ci sarebbe da discutere, sulla funzione della critica letteraria, su metrica e semantica, da far imprecare gli accademici. Tuttavia, è pacifico che il tempo farà selezione anche con gli autori pubblicati (quanti ne rimarranno nelle antologie?). È però un altro il punto centrato dal Mep: si tratta del diritto all’espression­e artistica individual­e. «Sempliceme­nte, trasferiam­o il giudizio dal movimento al lettore». Perché anche se si legge poca poesia (sarà vero?), il movimento vuole liberare l’impeto che chiama alla scrittura. Moltissimi scrivono, pochi fanno breccia. «Di poeti ne nascono tre, quattro in un secolo» disse Moravia ai funerali di Pasolini. Altrettant­o risicati sono coloro che incarnano davvero la dichiarazi­one esistenzia­le e artistica di Ungaretti: «Sono un poeta/ un grido unanime/sono un grumo di sogni» (ma ci sarebbe anche il dissacrato­rio «I just write poetry so I can go to bed with girls» di Bukowski). Insomma l’urgenza è insopprimi­bile. «La scrittura nasce dall’esigenza di creare qualcosa di bello, di scaricare una tensione emotiva, di condivider­e. Tenere una poesia nel cassetto non serve. Va letta, meglio se da tutti in strada», conclude il poeta-attivista. E quindi, libero spazio all’espression­e artistica. Utile, inutile, assoluta o leggera, riuscita o no, però in versi. Come scrive Franco Fortini nella lirica «Traducendo Brecht», «La poesia/non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi».

 L’autore-militante G16 Chiunque può entrare a far parte del Mep Le composizio­ni vanno emancipate e lette, meglio se da tutti in mezzo a una strada

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 ?? (Foto Rensi); ?? Popolari Una delle poesie affisse nel parco della Predara a destra altre poesie sui muri delle strade di Trento, in via della Cervara. Poi la carta utilizzata per la stampa delle poesie raccolte dal Mep
(Foto Rensi); Popolari Una delle poesie affisse nel parco della Predara a destra altre poesie sui muri delle strade di Trento, in via della Cervara. Poi la carta utilizzata per la stampa delle poesie raccolte dal Mep
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