Corriere del Trentino

Dolomiti Energia, «the dog» Sutton scalda i motori

Basket, l’americano Sutton «the dog» si presenta: coach Buscaglia si aspetta che dia sicurezza alla squadra

- Stefano Frigo

TRENTO Per lui non è un insulto, anzi. Chiamatelo pure « cagnaccio» (dog) e Dominique Sutton vi risponderà con un sorriso. «È il mio soprannome, in campo mi piace fare il lavoro sporco soprattutt­o in fase difensiva. Fuori dal parquet sono un ragazzo sorridente e disponibil­e: dopo la palla a due cambio completame­nte».

Ventotto anni, 196 centimetri per 96 chili, Sutton è un’ala che nella scorsa stagione ha giocato con la maglia dei Santa Cruz Warriors, franchigia della Lega di Sviluppo NBA con cui ha vinto in primavera il titolo di campione della D-League. Con il team collegato ai Golden State Warriors Sutton ha prodotto una stagione da 13.0 punti e 6.4 rimbalzi a sera in 24 minuti di utilizzo medio, contribuen­do al successo della squadra anche grazie a spiccati doti difensive che lo hanno portato a essere incluso nel terzo quintetto difensivo della Lega. Nato a Durham, nel North Carolina, Sutton è uscito dal college di North Carolina Central nel 2012 con una annata da 16.4 punti e 7.4 rimbalzi, dopo aver iniziato la sua carriera NCAA a Kansas State. Mai scelto dalla NBA (ha però disputato le Summer League delle ultime tre stagioni con le maglie di Orlando, Brooklyn e Golden State), ha giocato in D-League a Tulsa prima di militare nel campionato domi- nicano con i Titanes del Licey, in Grecia con l’Ikaros Kallitheas e nelle Filippine con gli Air21 Express. È il primo dei tre americani nuovi arrivati in casa Aquila a essere presentato ufficialme­nte: «Sono molto contento della scelta che ho fatto e spero di migliorare sia come giocatore che come uomo — ha spiegato l’ala —. Sono un giocatore versatile, amo attaccare il ferro e credo di essere un buon difensore. I miei punti deboli sono i tiri liberi e quelli dall’arco. Del vostro Paese conosco molto poco ma diversi ex compagni di college mi hanno parlato del campionato italiano facendomi capire che il livello è elevato. Tra l’altro conoscevo già Jamarr Sanders per averci giocato insieme con la selezione della D-League nella Summer League».

Sutton non ha manie di protagonis­mo: «So che teoricamen­te non parto nel quintetto iniziale ma questo non mi fa paura, anzi. Ho parlato con coach Maurizio Buscaglia ed è stato chiaro: si aspetta che entrando dalla panchina riesca a dare sicurezza a tutta la squadra». «The dog» è abituato a giocare una volta ogni tre giorni e la sua esperienza sarà molto utile per tutti i compagni: «Importante è avere sempre cura del proprio corpo e non solo quando ci si allena. Mentalment­e è invece necessario rimanere sempre sul pezzo ricordando che siamo pagati per fare ciò che più ci piace, abbiamo iniziato a giocare a basket a 7-8 anni sognando di diventare profession­isti e ci è andata bene. Chi pensa che un viaggio in più in aereo o un trasferime­nto in pullman siano troppo faticosi ha sbagliato tutto».

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