Così «La signora» di Arash Abbasi torna a Bolzano
Solo un letto singolo in una scena vuota, e una donna incinta che si tiene il ventre parlando con il nascituro. Comincia così La signora, un breve monologo in italiano del giovane drammaturgo iraniano Arash Abbasi: un testo che, nell’intensa interpretazione di Sanam Naderi — entrambi vivono a Bologna — rappresenta il dramma di una donna che si è trasformata in utero da affitto per coppie sterili. Per farlo, racconta la lacerata e profondamente religiosa protagonista, ha fatto ricorso al sigheh, il matrimonio temporaneo ammesso dell’islam sciita: un istituto previsto dal codice civile iraniano, e in questo caso impropriamente adottato per il breve tempo necessario al concepimento. La piece già in scena a Bologna, dopo Teheran tornerà in Italia con date a Bolzano, fissata per il 25 ottobre e poi a Roma, dice molto non solo del dramma di una madre per procura, ma anche di un Iran dove forme di marcata occidentalizzazione convivono con una radicata cultura tradizionale. E dove appunto è ancora in uso il matrimonio temporaneo, regolato dal codice con una cornice giuridica di tutele, sebbene spesso venga impropriamente usato anche per coprire la prostituzione. «Il sigheh — spiega Raffaele Mauriello, Research Fellow alla Facoltà di Studi Internazionali dell’Università di Teheran e autore della recente traduzione italiana del Codice civile iraniano — è un vero è proprio matrimonio, per quanto a tempo determinato. Rispetto a quello normale mancano l’eredità e il divorzio, ma nel caso di un figlio la madre naturale è tale egode di tutti i relativi diritti; così come il figlio. In Iran è però possibile affittare l’utero (ejare-ye rahem) senza problemi — prosegue — valendosi della normale legge sulla locazione (ejare) di persone; una pratica cui però quasi nessuno sembra ricorrere». Viene invece ormai largamente praticata dai medici la procreazione assistita. Ma non è certo la materia giuridica che il teatro vuole raccontare. E l’autore Arash Abbasi — una ventina di spettacoli alle spalle e una predilezione per le storie al femminile — racconta di avere scritto questo testo ispirandosi ad un vicenda reale che gli era stata riferita. E sulla quale è riuscito a costruire un personaggio cui Sanam Naderi, da otto anni attrice dei Cantieri Meticci di Bologna, ha saputo dare un volto e una voce molto convincenti. «Da dieci anni cercavo di mettere in scena questo lavoro in Iran — ha detto Abbasi — ma ho avuto l’autorizzazione ministeriale solo poco tempo fa. È difficile fare teatro sociale in Iran, ci sono temi che non si possono toccare. Ma credo che ora, con il nuovo governo (di Hassan Rohani, ndr) andrà meglio».