Gianmoena presidente, Mosaner si ritira
Il sindaco di Riva: più rispetto dalla Provincia. I «big» mediano, l’uscente viene riconfermato
TRENTO «Vi prego di non votarmi, ci misureremo nel prosieguo dei lavori». Adalberto Mosaner non ha fatto breccia tra i membri del Consiglio delle autonomie, ma ha tenuto in scacco l’assemblea per tre ore. Il sindaco di Riva ha anche lasciato intendere che se il neopresidente, l’uscente Paride Gianmoena, non alzerà i toni con Piazza Dante, lui non esiterà a rivoltare la spina che ieri gli ha piantato nel fianco. Difficile immaginare se avrà un seguito, e da chi sarà composto. La ricomposizione, per ora, è avvenuta grazie alla mediazione dei sindaci più in influenti del Trentino, da Trento a Rovereto, passando per Pergine e Arco.
L’affondo
Mosaner si è candidato a sorpresa lunedì poco dopo mezzogiorno, «senza avere alle spalle una cordata». A braccio, ieri ha sollevato molti problemi: «Sulla finanza locale, sulla riforma delle comunità di valle, sull’Imis alcune volte non siamo stati ascoltati», ha detto il sindaco di Riva contrapponendosi alla Provincia e, di riflesso, a Gianmoena. «L’autonomia talvolta la deleghiamo ad altri — ha insistito il sindaco di Riva — Non è colpa di Paride, ma abbiamo dimostrato un’incidenza inferiore su diversi terreni». Poi ha scoperto le carte: «Mi sono candidato innanzitutto per una questione di metodo: non volevo che fosse dato nulla per scontato», riferendosi alla candidatura di Gianmoena. E giù altri attacchi, stavolta di merito: «Non è possibile che la Provincia non risponda alle istanze dei territori, che ci chieda pareri all’ultimo secondo, che ci cassi le opere pubbliche e noi non diciamo la nostra su questioni come Valdastico o Not. Abbiamo fatto le fusioni e lo scettro se l’è preso la Provincia. Sulle gestioni associate abbiamo avuto un silenzio assordante, sulla riforma urbanistica pure. Il prossimo presidente, per il quale io auspico un consenso unanime, faccia sì che la Provincia non manchi mai di rispetto ai Comuni. Posso anche ritirare la mia candidatura, ma dopo aver discusso».
La difesa
Gianmoena ha replicato sottolineando che sotto la sua presidenza il «Consiglio delle autonomie è tornato autorevole: ha ritrovato la stima dei Comuni, mentre prima si riunivano in altre sedi, e poi ha dimostrato di rappresentare i Municipi, cosa che la Provincia sa bene». Il presidente uscente ha poi preso le distanze dallo sfidante: «Sono un uomo delle istituzioni e lo dico chiaro: noi non siamo il legislatore. Diamo pareri, sull’urbanistica abbiamo fatto moltissimi incontri con Daldoss, ma se il Consiglio modifica una legge non possiamo impedirlo. Abbiamo portato a casa la necessità di un’intesa sulle gestioni associate. Abbiamo lavorato collegialmente. Mosaner ha ragione solo quando dice che a volte ci sono stati chiesti tempi molto stretti».
La mediazione
Decisivo è stato l’intervento immediato del sindaco di Trento, Alessandro Andreatta. Da un lato ha riconosciuto la bontà degli stimoli di Mosaner, dall’altra ha sottolineato la necessità dell’unità: «Se Gianmoena saprà cogliere le sollecitazioni di Mosaner, sono contento che vada avanti e invito Mosaner a fare un passo indietro». Il primo cittadino di Pergine, Roberto Oss Emer, si è tenuto sulla stessa linea, definendo Andreatta «un uomo di mediazione, ideale in questo momento». «C’è passione in entrambi, nel metodo non condivido la mossa di Mosaner», ha spiegato Francesco Valduga, sindaco di Rovereto, a cui si sono uniti Antonietta Nardin (Cembra), Enrico Lenzi (Samone), Walter Forrer (Folgaria), Fabrizio Inama (Denno).
Mosaner, però, non si è ritirato subito. Ha sottolineato di aver raccolto condivisione sulle sue istanze e ha chiesto una pausa di riflessione. Andreatta, temendo uno strappo, è intervenuto una seconda volta: «Su certe cose Mosaner ha ragione: qui non possono venire Rossi e Daldoss e trovare solo due o tre voci contrarie, sempre le solite. Tutti dobbiamo impegnarci. Se è così, allora Gianmoena può impegnarsi con tutti noi e Mosaner può fare un passo indietro». A quel punto lo sfidante ha chiesto la verifica della candidatura di Gianmoena, che avrebbe anche potuto mettere ai voti la contesa; ma il presidente ha preferito concedere ancora la chance del ritiro a Mosaner, che stavolta l’ha colta: «Vi prego di non votarmi, ci misureremo sul prosieguo dei lavori. Io scriverò Gianmoena, voi farete quel che volete». Per la terza volta, Andreatta ha fiutato il rischio di una rottura ad opera di qualche franco tiratore ed è intervenuto chiedendo che fossero usate le schede con il solo nome di Gianmoena. Ventisette votanti, ventritrè per Gianmoena, due bianche, due nulle.