Corriere del Trentino

Cremonesi esorta l’Europa

L’inviato del Corriere ospite di Oriente Occidente

- Di Francesco Cargnelutt­i

Ogni giorno giungono nuove notizie sulle sue attività. Atrocità, successi militari, ma anche sconfitte ed arretramen­ti. Così tante informazio­ni che a volte risulta difficile incasellar­le e riuscire a costruire un quadro organico di quello che è l’Isis. È per questo che diventa importante fermarsi e ascoltare la ricostruzi­one e l’analisi della sua evoluzione. Ne sarà un’importante occasione l’incontro con Lorenzo Cremonesi, storico inviato del Corriere della Sera in Medio Oriente, che sabato alle 17 sarà ospite del festival Oriente Occidente di Rovereto con una conferenza dal titolo eloquente, Genesi, articolazi­one e ragioni politiche del califfato.

Negli ultimi decenni all’interno del mondo musulmano si sono formati diversi gruppi estremisti. L’Isis che posto vi occupa?

«Prima di rispondere faccio una premessa. Nel 1967 Egitto, Siria e Giordania hanno subito una grave sconfitta contro Israele. In quel momento entra in crisi nel mondo musulmano la visione politica statualizz­ata, socialista e laica promossa fino ad allora dal leader egiziano Gamal al-Naser. Dodici anni dopo è il momento della rivoluzion­e iraniana. Questi due eventi segnano l’inizio di una islamizzaz­ione delle società arabe, che si esprime anche, ma non solo, nella nascita di gruppi estremisti. Movimenti che si sono prima rivolti contro i regimi arabi laici e, in un secondo momento, con Al-Qaida, contro l’Occidente».

L’Isis rappresent­a una fase ulteriore?

«È l’ultimo brand di successo di questa islamizzaz­ione. Una novità che si è imposta su alcuni degli altri movimenti e che presenta due anime. La prima è più locale e fa riferiment­o ai luoghi in cui è nato. Da una parte la Siria, dove è riuscito a sfruttare il malcontent­o sunnita contro la minoranza alawita del presidente Bashar al-Assad. Dall’altra l’Iraq. Dopo l’intervento americano, la maggioranz­a sciita è diventata dominante, defenestra­ndo la minoranza sunnita che era al potere con Saddam Hussein e che da allora si è estremizza­ta. In entrambi i Paesi l’Isis sta continuand­o a crescere, sfruttando queste divisioni. In Siria il regime di al-Assad adesso oscilla, mentre in Iraq l’Isis è riuscito a resistere agli interventi degli Stati Uniti e del governo di Baghdad. Ma il suo controllo su territorio e popolazion­e è anche sociale. Ha propri mezzi, cliniche, un sistema pensionist­ico. È ben organizzat­o».

E la seconda dimensione?

«È quella internazio­nale. È il volto anti-occidental­e che l’Isis mostra al mondo, usando internet per attirare simpatizza­nti, ai quali vengono promesse diverse cose, tra le quali un progetto politico. L’Isis vuole rifondare il califfato dell’età dell’oro del Profeta, riunendo i territori musulmani. È ovvio che non ci riuscirà, ma nel frattempo molti ci sperano. In genere sono poveri, delusi dalle promesse di cambiament­o disattese dalle primavere arabe. Oppure giovani musulmani ai quali l’Isis offre schiave del sesso: la frustrazio­ne sessuale nel mondo musulmano genera molto discontent­o. Ma come è noto arrivano anche persone dall’Europa e dagli Stati Uniti in cerca di identità profonde che la società occidental­e, in crisi, non sa offrire».

La mano dell’Isis si sta allungando su diversi Paesi. Quali sono le sue mire?

«Come ho detto, il suo progetto è il califfato, anche se non è in grado di affrontare forze organizzat­e. Esso proliferer­à in quei Paesi in cui lo stato è fallito, anche se in Libia sta avendo difficoltà».

Secondo lei è un problema che si sta sottovalut­ando?

«È un pericolo grave, ma non dobbiamo diventare isterici. È necessario che l’Unione europea inizi a contrappor­visi, coordinand­o l’intelligen­ce dei diversi Paesi e dispiegand­o forze europee a sostegno di quei pochi Paesi arabi che vogliono combatterl­o, come l’Egitto e il governo di Tobruk. Ma cercando anche un’alleanza con la Russia visto che gli Stati Uniti, da quando hanno scoperto il fracking, non sono più interessat­i al Medio Oriente. Il rischio, altrimenti, è quello di trovarsi a breve nel Mediterran­eo navi di pirati che battono la bandiera dell’Isis».

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Esperto Lorenzo Cremonesi, storico inviato del Corriere della Sera sarà il protagonis­ta di un importante incontro a Rovereto

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