Cremonesi esorta l’Europa
L’inviato del Corriere ospite di Oriente Occidente
Ogni giorno giungono nuove notizie sulle sue attività. Atrocità, successi militari, ma anche sconfitte ed arretramenti. Così tante informazioni che a volte risulta difficile incasellarle e riuscire a costruire un quadro organico di quello che è l’Isis. È per questo che diventa importante fermarsi e ascoltare la ricostruzione e l’analisi della sua evoluzione. Ne sarà un’importante occasione l’incontro con Lorenzo Cremonesi, storico inviato del Corriere della Sera in Medio Oriente, che sabato alle 17 sarà ospite del festival Oriente Occidente di Rovereto con una conferenza dal titolo eloquente, Genesi, articolazione e ragioni politiche del califfato.
Negli ultimi decenni all’interno del mondo musulmano si sono formati diversi gruppi estremisti. L’Isis che posto vi occupa?
«Prima di rispondere faccio una premessa. Nel 1967 Egitto, Siria e Giordania hanno subito una grave sconfitta contro Israele. In quel momento entra in crisi nel mondo musulmano la visione politica statualizzata, socialista e laica promossa fino ad allora dal leader egiziano Gamal al-Naser. Dodici anni dopo è il momento della rivoluzione iraniana. Questi due eventi segnano l’inizio di una islamizzazione delle società arabe, che si esprime anche, ma non solo, nella nascita di gruppi estremisti. Movimenti che si sono prima rivolti contro i regimi arabi laici e, in un secondo momento, con Al-Qaida, contro l’Occidente».
L’Isis rappresenta una fase ulteriore?
«È l’ultimo brand di successo di questa islamizzazione. Una novità che si è imposta su alcuni degli altri movimenti e che presenta due anime. La prima è più locale e fa riferimento ai luoghi in cui è nato. Da una parte la Siria, dove è riuscito a sfruttare il malcontento sunnita contro la minoranza alawita del presidente Bashar al-Assad. Dall’altra l’Iraq. Dopo l’intervento americano, la maggioranza sciita è diventata dominante, defenestrando la minoranza sunnita che era al potere con Saddam Hussein e che da allora si è estremizzata. In entrambi i Paesi l’Isis sta continuando a crescere, sfruttando queste divisioni. In Siria il regime di al-Assad adesso oscilla, mentre in Iraq l’Isis è riuscito a resistere agli interventi degli Stati Uniti e del governo di Baghdad. Ma il suo controllo su territorio e popolazione è anche sociale. Ha propri mezzi, cliniche, un sistema pensionistico. È ben organizzato».
E la seconda dimensione?
«È quella internazionale. È il volto anti-occidentale che l’Isis mostra al mondo, usando internet per attirare simpatizzanti, ai quali vengono promesse diverse cose, tra le quali un progetto politico. L’Isis vuole rifondare il califfato dell’età dell’oro del Profeta, riunendo i territori musulmani. È ovvio che non ci riuscirà, ma nel frattempo molti ci sperano. In genere sono poveri, delusi dalle promesse di cambiamento disattese dalle primavere arabe. Oppure giovani musulmani ai quali l’Isis offre schiave del sesso: la frustrazione sessuale nel mondo musulmano genera molto discontento. Ma come è noto arrivano anche persone dall’Europa e dagli Stati Uniti in cerca di identità profonde che la società occidentale, in crisi, non sa offrire».
La mano dell’Isis si sta allungando su diversi Paesi. Quali sono le sue mire?
«Come ho detto, il suo progetto è il califfato, anche se non è in grado di affrontare forze organizzate. Esso prolifererà in quei Paesi in cui lo stato è fallito, anche se in Libia sta avendo difficoltà».
Secondo lei è un problema che si sta sottovalutando?
«È un pericolo grave, ma non dobbiamo diventare isterici. È necessario che l’Unione europea inizi a contrapporvisi, coordinando l’intelligence dei diversi Paesi e dispiegando forze europee a sostegno di quei pochi Paesi arabi che vogliono combatterlo, come l’Egitto e il governo di Tobruk. Ma cercando anche un’alleanza con la Russia visto che gli Stati Uniti, da quando hanno scoperto il fracking, non sono più interessati al Medio Oriente. Il rischio, altrimenti, è quello di trovarsi a breve nel Mediterraneo navi di pirati che battono la bandiera dell’Isis».