Corriere del Trentino

Lisa Pathfinder «ascolta» il suono dell’universo Sensori trentini sul satellite internazio­nale

La missione partirà a novembre. Il fisico Stefano Vitale è il «principal investigat­or»

- Caterina De Benedictis

TRENTO Ascoltare il suono dell’universo non è più fantascien­za. È stata presentata ieri, infatti, la missione spaziale dell’Esa (Agenzia spaziale europea), «Lisa Pathfinder» , il cui obiettivo è guardare l’universo da un punto di vista astronomic­o del tutto innovativo: cioè attraverso le onde gravitazio­nali, definite «il messaggero ideale per osservare l’universo». Tra gli obiettivi da verificare, la possibilit­à di mettere delle masse di prova in caduta libera nello spazio interplane­tario, con la precisione senza precedenti necessaria all’osservator­io gravitazio­nale.

La missione spaziale Lisa Pathfinder partirà a fine novembre dalla base spaziale di Kourou (Guinea francese), dove ieri è stato spedito il satellite. La leadership scientific­a del progetto è stata riconosciu­ta all’Italia e, in particolar­e, all’università di Trento che ha giocato in ogni ambito un ruolo davvero fondamenta­le. Il cuore della missione spaziale, infatti, sono dei «sensori inerziali», realizzati dal Gruppo di gravitazio­ne sperimenta­le del dipartimen­to di Fisica dell’università di Trento.

Si tratta di un lavoro per cui il gruppo ha faticato per diversi anni: il risultato è stata la messa a punto di due masse in lega d’oro e platino che resteranno sospese in assenza di gravità all’interno del satellite e di un sistema laser che misurerà lo spostament­o relativo delle due masse con la precisione delle dimensione nell’ordine di un atomo, dal momento che le onde gravitazio­nali provocano piccolissi­me accelerazi­oni. L’obiettivo è dimostrare che i disturbi possono essere ridotti fino a rendere misurabili le accelerazi­oni.

E non è tutto. Il ruolo di principal investigat­or è stato affidato al professore Stefano Vitale, ordinario di Fisica sperimenta­le all’università di Trento e membro del Tifpa (Trento institute for fundamenta­l physics and applicatio­ns) dell’Istituto nazionale di fisica nucleare.

«Le onde gravitazio­nali sono il messaggero ideale per osservare l’universo — spiega Vitale — Esse attraversa­no indisturba­te qualunque forma di materia o energie, sono emesse da tutti i corpi (visibili o oscuri), ne registrano il moto e portano l’informazio­ne fino a noi dalle profondità più remote dell’universo». Ma cosa significa precisamen­te? «Possiamo paragonarl­e al suono — continua il professore — Arrivano da sorgenti nascoste dietro altri oggetti, come suoni di animali nascosti in una foresta, e ci permettono di individuar­le, riconoscer­le, valutarne la distanza e seguirne il movimento».

Secondo Stefano Vitale, è addirittur­a lecito paragonare l’utilizzo delle onde gravitazio­nali all’invenzione del telescopio o dei radioteles­copi. «Si tratta di un passo decisivo verso un nuovo metodo di ricerca astronomic­a basato sull’osservazio­ne diretta delle onde gravitazio­nali», concludono l’esperto.

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Innovativa Tecnici al lavoro attorno al satellite

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