Profughi, controlli più rigidi. Confine blindato Bressanone, il filtro «bavarese» non funziona
Ieri transitate 110 persone, molte rifiutano di sostare nella palestra. Brande montate fino a domenica
Sopralluogo di Stocker nella scuola professionale Durst
BOLZANO Mancano pochi minuti alle 14 e al binario 6 della stazione di Brennero, tra i pochi turisti diretti in Austria e in Germania, si affaccia un gruppo di agenti della polizia ferroviaria. Si posizionano al centro della banchina, mentre sui lati si dispongono alcuni carabinieri. Un paio di binari più in là, altri 10 colleghi sono pronti a intervenire in caso di necessità. Il confine è blindato: oltre 20 agenti presidiano la stazione ad ogni passaggio dell’Eurocity diretto a Monaco di Baviera, mentre il convoglio è pattugliato per tutta la durata del viaggio dagli agenti della scorta trilaterale, cinque in tutto tra polizia italiana, austriaca e tedesca. Da ieri, le maglie dei controlli si sono ulteriormente infittite e le misure di sicurezza sono imponenti: la Baviera ha chiesto all’Alto Adige di trattenere una quota di 300 - 400 migranti, e i pattugliamenti si sono intensificati. Nella stazione sono stati posizionati due automezzi della Protezione civile.
La direttiva è chiara: i migranti non devono oltrepassare il valico, e devono essere fermati a dovuta distanza dal confine, a Bressanone, dove è stato allestito un centro di accoglienza nella palestra delle scuole Durst con circa 200 brande. Ieri ne sono passati circa 110.
I profughi in arrivo a Bolzano con l’Intercity notte delle 8.05 proveniente da Roma vengono accolti, come di consueto, nei locali al binario 1 dello scalo ferroviario. Da ieri, però, per loro non è possibile ripartire immediatamente e la salita sui treni diretti al Brennero è organizzata a gruppi di 7 - 8, a partire dalla tarda mattinata. I circa 80 profughi, quasi tutti etiopi, eritrei e somali, restano quindi bloccati in stazione, accolti dai volontari e dai mediatori. I profughi già a bordo dell’Eurocity da Bologna, invece, non vengono fatti scendere. L’illusione di poter raggiungere il nord dura circa 20 minuti, il tempo del viaggio fino a Bressanone, dove invece i controlli sono a tappeto e i migranti vengono fatti scendere e condotti nella struttura di prima accoglienza, dove operano Croce Rossa, Croce Bianca, Protezione Civile e Volontarius. Duecento i posti letto predisposti, altri 200 altrove, in un’altra località, qualora ce ne fosse bisogno, insieme ai locali del liceo Gasser resi disponibili. Nella tarda mattinata arrivano i primi migranti nella palestra: sono tranquilli, probabilmente non hanno compreso che non ci sarà un altro treno da prendere, subito dopo e nei giorni a seguire. Nel pomeriggio, però, inizia un vero e proprio crocevia verso la stazione: dei circa 40 profughi arrivati poche ore prima, alle 17 solo 15 sono ancora nella struttura. Gli altri, dopo aver mangiato qualcosa, sono tornati verso la stazione, che però è pattugliata costantemente. Un altro gruppetto si è diretto verso la zona industriale, probabilmente alla ricerca di un percorso alternativo. Il sistema, insomma, non funziona: i migranti non sono disposti a trattenersi a Bressanone né possono essere bloccati nella struttura. Pensare di fermare i sogni e le speranze di chi vuole raggiungere familiari e amici per intraprendere una vita migliore non sembra concretamente realizzabile. C’è quindi il rischio di un nuovo congestionamento, simile a quello avvenuto in occasione della so- spensione di Schengen per il G7 di giugno, anche se, come ha garantito l’assessora Stocker a margine del sopralluogo nella palestra, «si tratta di una soluzione pensata per pochi giorni, siamo costantemente in contatto con i vertici bavaresi». La palestra dovrebbe essere liberata entro domenica, circostanza confermata dal responsabile di Volontarius Andrea Tremolada.
L’assessora