«Il leaseback si sostiene da solo»
Trentino sviluppo: «Il patrimonio pagato 189 milioni ne vale 193»
TRENTO Lo strumento del leaseback, «ha una sua sostenibilità economica intrinseca». Lo dice Trentino sviluppo, in risposta al dibattito innescato dalla Lega Nord, che punta il dito sul fatto che la particolare forma di prestito sia andata per il 60% a sostenere aziende in difficoltà o decotte.
«Dal 2007 ad oggi si sono completate 27 operazioni di leaseback con altrettante aziende trentine, per un importo pari a 189 milioni di euro, ed impegni occupazionali, da parte delle imprese, per il mantenimento di 3.724 unità lavorative annue (ula) per il quinquennio successivo all’intervento. A seguito di tali operazioni di leaseback Trentino Sviluppo ha speso 189 milioni di euro diventando proprietaria di un patrimonio immobiliare valutato in 193 milioni di euro, incassando inoltre le rate previste dai contratti di leasing. Lo strumento ha quindi una sua sostenibilità economica intrinseca».
La spa 100% pubblica poi elenca 5 motivi che hanno portato all’introduzione dello strumento. Il leaseback è utile «perché è un incentivo indiretto all’innovazione: così l’ente pubblico si occupa di ciò di cui le imprese dovrebbero occuparsi un po’ meno, cioè appunto gli immobili» liberando risorse per «saperi, ricerca, brevetti, impianti e macchine».
In secondo luogo «nel leaseback, visto che l’impresa possiede già un immobile idoneo, l’intervento immobiliare si trasforma di fatto in un intervento finanziario: l’azienda ottiene mezzi liquidi fuori del circuito bancario, interessanti specie in un periodo di restrizioni creditizie, con i quali riduce i propri debiti e può finanziare i progetti di sviluppo aziendale».
Terzo punto le garanzie occupazionali. «Trentino Sviluppo esige “in cambio” di questo tipo di interventi un chiaro beneficio sociale: l’impegno contrattuale da parte delle aziende interessate a mantenere un determinato livello occupazionale, condiviso dalle organizzazioni sindacali e proporzionale ad un prefissato parametro di spesa (1 occupato per ogni 80 mila euro di spesa, ridotti a 50 mila fuori dall’asta dell’Adige), per un certo numero di anni successivi all’intervento». Si nota poi che «l’acquisizione di immobili alla proprietà pubblica serve anche a razionalizzare l’uso del suolo e a calmierare gli eccessi del mercato immobiliare». Infine l’ovvio: il leaseback non è un contribuito a fondo perduto, ma un prestito, con l’immobile a pegno.