La plastica di Baroncini Rovereto ricorda l’artista
Una donna scolpita a caldo con la plastica. Una foglia-conchiglia, quadri materici e sculture policromatiche con il colore soffiato a volte con l’ausilio di una semplice cannuccia. La tecnica che l’artista Bruno Baroncini ha usato è andata nella tomba con lui. Morto 2 mesi fa improvvisamente a Rovereto, viene ricordato in questi giorni da una piccola mostra presso Empty (Via Bezzi 34 - Rovereto), aperta fino all’8 settembre, nata grazie alla disponibilità degli eredi per consentire di ricordare e conoscere l’ultimo Baroncini, quello che - abbandonata la pietra - aveva deciso di misurarsi con la materia dei nostri giorni: la plastica appunto. Le opere esposte, tutte inedite (compreso un magistrale nudo fatto con la china preveniente da collezione privata), dovevano essere esposte nel 2016 nei locali della Marangoni alla vigilia dei suoi 50 anni di attività artistica. Aveva scelto uno spazio «anomalo»: odiava musei, gallerie, galleristi, e tutto quel che gira intorno all’arte. Nato a Cornedo all’Isarco (provincia di Bolzano) il 31 agosto 1945, e cresciuto a Rovereto, si era diplomato giovanissimo all’Istituto d’arte Vittoria di Trento. Nel ’66 a soli 21 anni è a Milano una mostra viene organizzata dal Comune di Milano all’Arengario.