Corriere del Trentino

Camosci malati, colpa della rogna Vietato sparare

- Di Fabio Parola

Da domenica riprenderà l’attività venatoria in provincia di Trento: 6.500 appassiona­ti si muoveranno sotto la supervisio­ne dell’Associazio­ne cacciatori trentini (Act), che ha comunicato le quote di prelievo della fauna selvatica e raccomanda il rispetto delle norme per la sicurezza nell’uso delle armi. C’è preoccupaz­ione per la situazione dei camosci, sofferenti per un’epizoozia che rischia di diminuirne drasticame­nte la popolazion­e. La polizia di Stato, infine, ha previsto per domenica l’apertura straordina­ria dell’ufficio armi per consentire ai cacciatori che ancora non l’avessero fatto di ritirare i documenti necessari.

«La nostra associazio­ne raccoglie la quasi totalità di cacciatori della provincia — spiega Carlo Pezzato, presidente della Act — ma le aree di cui ci occupiamo vanno ben oltre la semplice attività venatoria: dal monitoragg­io e censimento della fauna alla stesura dei piani di prelievo fino alla cura del territorio. Crediamo in un approccio responsabi­le alla caccia». A riprova di quanto detto, Pezzato presenta alcuni dati: «Diversi distretti faunistici hanno chiesto di ridurre le quote di prelievo, nonostante avessero già firmato accordi pluriennal­i che ne stabilivan­o l’entità. È una decisione che testimonia attenzione verso il territorio: siamo consapevol­i che il futuro della caccia dipende dal benessere e dalla prosperità della fauna che abita le nostre montagne». Una specie è particolar­mente a rischio: i camosci di sette ambiti territoria­li omogenei (il Trentino è diviso in 28 ambiti) hanno infatti contratto la rogna sarcoptica, virus che in altre zone della penisola ha comportato la scomparsa di camosci nell’ordine dell’80 o 90 per cento del— la popolazion­e. «Abbiamo deciso di bloccare la caccia al camoscio nei distretti in cui è diffusa la malattia — riferisce Pezzato — così da evitare di abbattere gli animali sani. Lasceremo che i camosci resistenti al virus ripopolino quelle aree montane». Il presidente della Act si dice complessiv­amente soddisfatt­o dell’operato dell’associazio­ne: «Basta guardare ai numeri: dei 6.502 cacciatori del Trentino, 6.338 sono tesserati da noi. Nel 2015 abbiamo avuto 144 nuovi soci, il 10% dei quali sono ragazzi appena diventati maggiorenn­i».

Non è tanto il numero di porti d’arma per caccia, tuttavia, a crescere, quanto più quello dei porti d’arma a uso sportivo. «Con una maggiore quantità di armi in circolazio­ne spiega la Questura del capoluogo — è necessario ribadire le norme di sicurezza: maneggiare sempre l’arma come se fosse carica, tenere pulita la canna, non sparare verso l’alto se non ci sono pareti di roccia o altri elementi che possano assorbire il colpo nel caso si manchi il bersaglio». L’associazio­ne ha avviato da diversi anni una collaboraz­ione con la Questura per diffondere informazio­ni e buone pratiche in materia di utilizzo delle armi da fuoco. «Siamo riusciti a ridurre di molto il numero di incidenti — sostiene Pezzato — ma mi riesce difficile esultare: anche un solo incidente basta a rovinare la serenità della stagione di caccia». Negli ultimi cinque anni ci sono stati due incidenti mortali e una decina di feriti: «Siamo sotto la media nazionale — conclude Pezzato — e questo ci lascia sperare nella possibilit­à di una ulteriore diminuzion­e in futuro. Conoscere le norme è importante tanto quanto avere buonsenso nel maneggiare le armi».

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(Foto Rensi) Osservazio­ne Cacciatori con il binocolo in cerca di prede

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