Le parole di mio papà
Caro direttore , ci ho pensato molto prima di scriverle ma come posso rimanere indifferente a tutto questo entusiasmo per la decisione del sindaco nel rifiutare i migranti che dovevano arrivare nel nostro comune. Lui ha fatto la scelta che più dà consenso in questo momento, anche più facile. Ma non ha nulla a che fare con le nostre radici, né cristiane né culturali.
Mio padre, uomo del 1927 che ha vissuto la guerra, mi ha portato esempi di discriminazione e di paura da lui vissuti se non appartenevi a una razza e a un partito e mi diceva: «l’ om el va giudicà per quel che el fa no per quel che l’è». Per questo ha sempre accolto i teroni, gli albanesi, i rumeni e sono convinto che farebbe lo stesso anche adesso, con i migranti che arrivano dal Mediterraneo.
Mio padre, mi ha fatto conoscere anche parenti e conoscenti che sono andati all’estero perché da noi non c’era nemmeno da mangiare. Ricordo la loro tristezza nel raccontare i primi anni lontano da casa, dove venivano trattati male. Perciò dico grazie papà per quello che mi hai insegnato e nel contempo mi vergogno di essere un cinquantenne che fa parte di una generazione che esalta chi rifiuta i profughi. Sono orgoglioso di essere tra quelli che la pensa ancora come mio padre.
Alvise Caden
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