DAL FOLCLORE AL FUTURO
Portando la voce delle nuove generazioni alla giornata celebrativa della specialità sancita dall’accordo Degasperi-Gruber, Nicola Pifferi ieri ha sottolineato che ai giovani non basta raccontare il passato: essi vanno soprattutto incoraggiati ad affrontare le sfide del presente, magari attingendo all’insegnamento di Alex Langer. Bisogna dunque essere costruttori di ponti e mediazioni, non di barriere. Paolo Mieli, nella sua lectio magistralis, è stato in perfetta sintonia quando ha ricordato che i valori di tolleranza e convivenza sono l’autentico patrimonio delle autonomie. La visione dello storico si è intrecciata con quella del giornalista, evidenziando come il centenario della prima Guerra Mondiale debba ricordarci che «la fine di quattro grandi imperi con una fortissima cultura delle autonomie ha significato il ritorno di una tossina ritenuta sconfitta, ossia il nazionalismo esasperato portato dentro la canna dei fucili». Le tensioni che continuano a svilupparsi in Europa, ha concluso Mieli, dimostrano quanto la malattia sia pronta a riemergere alla prima occasione.
Al netto degli aspetti folcloristici e nostalgici, il senso della Giornata dell’autonomia sta proprio in tale proiezione al futuro, non a caso una delle parole chiave del governatore Rossi. Guardare avanti anziché indietro, però, significa compiere scelte precise: «Investimenti in istruzione e cultura, sostegno a ricerca e innovazione, buona occupazione e stimolo alle imprese, un welfare inclusivo e universalistico, politiche di pace e tolleranza: sono questi gli antidoti a possibili crisi di senso e di prospettiva dell’autonomia — ha detto Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio provinciale — Per un nuovo modello di prosperità diffusa e di effettiva modernità, non dovremo guardare ancora a vecchie teorie infrastrutturali: le autostrade di cui abbiamo bisogno sono quelle “digitali”, capaci di metterci in relazione con il mondo globale che ci circonda». Guai, insomma, a inseguire le microdimensioni ricadendo nel rischio del «Trentino piccolo e solo».
La speranza, ovviamente, è che le nobili parole non rimangano sulla carta. La crisi e la cattiva politica alimentano le tentazioni della chiusura e dell’egoismo, tradendo un passato di dialogo e solidarietà onorato soprattutto nei momenti difficili. «Dovete fare in modo che la vostra storia diventi storia nazionale», ha concluso Mieli. Ecco la vera scommessa del Trentino, perdendo la quale nessun tentativo di difesa dell’autonomia potrà avere un successo duraturo.