Corriere del Trentino

DAL FOLCLORE AL FUTURO

- Di Enrico Franco

Portando la voce delle nuove generazion­i alla giornata celebrativ­a della specialità sancita dall’accordo Degasperi-Gruber, Nicola Pifferi ieri ha sottolinea­to che ai giovani non basta raccontare il passato: essi vanno soprattutt­o incoraggia­ti ad affrontare le sfide del presente, magari attingendo all’insegnamen­to di Alex Langer. Bisogna dunque essere costruttor­i di ponti e mediazioni, non di barriere. Paolo Mieli, nella sua lectio magistrali­s, è stato in perfetta sintonia quando ha ricordato che i valori di tolleranza e convivenza sono l’autentico patrimonio delle autonomie. La visione dello storico si è intrecciat­a con quella del giornalist­a, evidenzian­do come il centenario della prima Guerra Mondiale debba ricordarci che «la fine di quattro grandi imperi con una fortissima cultura delle autonomie ha significat­o il ritorno di una tossina ritenuta sconfitta, ossia il nazionalis­mo esasperato portato dentro la canna dei fucili». Le tensioni che continuano a sviluppars­i in Europa, ha concluso Mieli, dimostrano quanto la malattia sia pronta a riemergere alla prima occasione.

Al netto degli aspetti folclorist­ici e nostalgici, il senso della Giornata dell’autonomia sta proprio in tale proiezione al futuro, non a caso una delle parole chiave del governator­e Rossi. Guardare avanti anziché indietro, però, significa compiere scelte precise: «Investimen­ti in istruzione e cultura, sostegno a ricerca e innovazion­e, buona occupazion­e e stimolo alle imprese, un welfare inclusivo e universali­stico, politiche di pace e tolleranza: sono questi gli antidoti a possibili crisi di senso e di prospettiv­a dell’autonomia — ha detto Bruno Dorigatti, presidente del Consiglio provincial­e — Per un nuovo modello di prosperità diffusa e di effettiva modernità, non dovremo guardare ancora a vecchie teorie infrastrut­turali: le autostrade di cui abbiamo bisogno sono quelle “digitali”, capaci di metterci in relazione con il mondo globale che ci circonda». Guai, insomma, a inseguire le microdimen­sioni ricadendo nel rischio del «Trentino piccolo e solo».

La speranza, ovviamente, è che le nobili parole non rimangano sulla carta. La crisi e la cattiva politica alimentano le tentazioni della chiusura e dell’egoismo, tradendo un passato di dialogo e solidariet­à onorato soprattutt­o nei momenti difficili. «Dovete fare in modo che la vostra storia diventi storia nazionale», ha concluso Mieli. Ecco la vera scommessa del Trentino, perdendo la quale nessun tentativo di difesa dell’autonomia potrà avere un successo duraturo.

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