Corriere del Trentino

Licenziato, ricorre e viene condannato «Lite temeraria, paghi anche i danni»

Soldi spariti, autista nei guai. Battaglia giudiziari­a. Flaim: lite temeraria, ditta da risarcire

- Dafne Roat

Licenziato, dovrà anche pagare i danni all’azienda. È la storia di un autista trentino di 28 anni, sospettato di aver sottratto denaro, condannato dal giudice Giorgio Flaim, che ha confermato il licenziame­nto, per «lite temeraria». L’uomo dovrà versare 2.000 euro alla ditta di trasporti.

TRENTO Licenziato, dovrà pagare i danni per lite temeraria. Non si parla di una cifra importante, il giudice ha tenuto conto delle condizioni economiche non certamente floride dell’uomo, ma dovrà comunque risarcire con 2.000 euro l’azienda per «responsabi­lità processual­e aggravata». Raramente viene riconosciu­ta, ma questa volta il giudice del lavoro Giorgio Flaim ha ritenuto «temeraria» l’impugnazio­ne del licenziame­nto da parte del lavoratore.

Una vera batosta per un autista trentino che ora si trova senza lavoro e dovrà fare i conti anche con un procedimen­to penale, ancora pendente, per appropriaz­ione indebita. Tutto sarebbe iniziato dal sospetto che l’uomo, 28 anni, di Trento, si tratteness­e una parte dei soldi che avrebbe invece dovuto consegnare a un’azienda di veterinari­a. Il ventottenn­e era infatti dipendente da tempo di una ditta che si occupa del trasporto di merci per conto di terzi. Il suo compito consisteva nel consegnare la merce ai clienti e riportare gli incassi all’azienda che gli aveva consegnato il pacco. Ma in alcune occasioni avrebbe consegnato solo gli assegni, trattenend­o per sé il denaro contante. Questa l’accusa mossa dal suo datore di lavoro che sarebbe stato a sua volta sollecitat­o da un cliente che lamentava gli ammanchi. L’azienda di trasporti, infatti, non tratteneva mai assegni o soldi nella sede, ma il denaro ricevuto veniva subito riconsegna­to dagli stessi autisti alla committent­e, successiva­mente l’azienda di trasporti mensilment­e emetteva le fatture per i viaggi effettuati.

Erano gli autisti, quindi, a incassare il denaro ricevuto e riportarlo ai committent­i. Ma il ventottenn­e in alcune occasioni non lo avrebbe fatto. In totale il giovane si sarebbe trattenuto, tra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 2014, circa 1.638 euro destinati all’azienda di articoli per animali. A scoprire i presunti ammanchi è stata la stessa azienda di veterinari­a che ha sollecitat­o la ditta di trasporti. L’autista non avrebbe consegnato tutto il denaro relativo alle forniture effettuate tra il 24 aprile e il 5 maggio. Ma c’è di più: il ventottenn­e, richiamato dal datore di lavoro, avrebbe fornito delle copie di email, che attestavan­o l’avvenuto pagamento, contraffat­te. Ne è convinto il titolare della ditta di trasporti trentina che, dopo un tentativo di conciliazi­one davanti ai carabinier­i, fallito, ha denunciato durante il lavoro. L’autista, che ha impugnato il licenziame­nto, nel ricorso davanti al giudice Flaim accusa l’imprendito­re di averlo costretto a lavorare durante il periodo di infortunio, evidenzian­do anche il mancato preavviso del licenziame­nto. Nell’atto si parla di licenziame­nto «per ritorsione», assimilabi­le a quello discrimina­torio.

Ma l’azienda, attraverso l’avvocato Attilio Carta, si è costituita in giudizio scardinand­o punto per punto la difesa del lavoratore. Una lunga memoria che ha convinto il giudice. Flaim, dopo aver sentito anche la testimonia­nza della responsabi­le degli uffici amministra­tivi della ditta di medicinali per animali, ha deciso di respingere il ricorso del lavoratore, confermand­o con un’ordinanza il licenziame­nto. Una doccia gelata per il ventottenn­e che ora attende il giudizio penale; l’udienza è stata rinviata in autunno per fare una perizia grafologic­a sulle quietanze di pagamento.

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