Corriere del Trentino

Mieli: specialità, festa di rilievo nazionale Rossi: «Lo sarà, ci stiamo organizzan­do»

- di Stefano Voltolini

TRENTO «Sicurament­e faremo qualcosa di livello nazionale. Ci stiamo organizzan­do per avere la partecipaz­ione di personalit­à di altissimo profilo». Il governator­e Ugo Rossi, durante la Festa dell’autonomia, nel 69/esimo anniversar­io dell’accordo DegasperiG­ruber, porta lo sguardo verso l’anno prossimo, il 70/esimo dall’intesa fondativa della specificit­à regionale. Accoglie quindi la sollecitaz­ione di Paolo Mieli, docente e storico, ex direttore del Corriere della Sera, che nella sua lectio magistrali­s — una lettura in chiave europea dell’autonomia come fattore di pace e convivenza, antidoto alla guerra che minaccia il continente —, ha invitato le istituzion­i a dare alla cerimonia «un rilievo non più solo locale, ma nazionale». «La Specialità del Trentino Alto Adige — afferma — è una delle gemme che tengono in piedi il Paese. La sua storia deve diventare una volta per tutte storia nazionale».

I legami tra locale e globale, passato e presente, fra i drammi del Novecento e quelli attuali — il Medio Oriente in fiamme, la crisi ucraina, gli esodi — affiorano nella cerimonia ospitata dalla Sala Depero del palazzo della Provincia. Sede di prestigio per la composizio­ne pittorica in cui Fortunato Depero rielaborò negli anni Cinquanta le caratteris­tiche naturali e culturali del Trentino.

Rossi dedica un saluto speciale all’arcivescov­o Luigi Bressan e a Gianclaudi­o Bressa, sottosegre­tario agli enti locali, seduti tra le autorità, e aggiunge alla difesa d’ufficio dell’autonomia uno sguardo su tradizione e innovazion­e. «Consapevol­ezza, orgoglio, coraggio, futuro, sono le quattro parole che scelgo per riflettere sulla portata dell’accordo firmato il 5 settembre 1946 fra Alcide Degasperi e il ministro austriaco Karl Gruber. Intesa che pose le basi per l’autonomia del Trentino e del Sudtirolo». Il presidente della Provincia cita i rigurgiti di intolleran­za verso la Specialità. «Parlare di privilegio denota scarsa conoscenza. L’autonomia è una giusta rivendicaz­ione dei nostri popoli, che hanno come peculiarit­à la multicultu­ralità e il multilingu­ismo ereditati dall’impero asburgico. Certamente, non c’è tradizione se non si coltiva l’innovazion­e. Per questo parte adesso il percorso di revisione dello Statuto di autonomia, assieme a Bolzano. Nelle prossime settimane si insedierà la consulta: in modo partecipat­o raccoglier­à le istanze per avviare il processo». «L’autonomia — conclude — va riempita di senso e passione. Dà speranza alle nuove generazion­i. Davanti abbiamo un futuro straordina­rio».

Allargare la riflession­e alle complessit­à della storia è il compito di Mieli, nella lectio intitolata «Confini di ieri e oggi. Il ruolo delle autonomie speciali nell’Europa che cambia». «Il 2015 è il centenario della prima guerra mondiale — afferma —. Non si tiene conto che dopo il conflitto vincitori e vinti hanno perso qualcosa: gli imperi — germanico, austro-ungarico, russo e ottomano — che avevano una forte cultura della convivenza. Apriremmo un discorso vasto se parlassimo di come l’impero ottomano tutelava le autonomie nel Medio Oriente. Purtroppo, nel Novecento ha iniziato a circolare la tossina del nazionalis­mo, quello esasperato e violento, nelle canne dei fucili. Il Tirolo veniva da 700 anni di relazioni articolate e ha trovato il volto più bieco dell’Italia, di quella fa- scista di Mussolini ma anche prefascist­a. Dico anche che quello del collaboraz­ionismo con Hitler della minoranza tedesca fu un mito inventato. Ricordo con piacere la figura di Joseph Mayr-Nusser, volontario dell’Azione cattolica e antinazist­a che nel 1939 rifiutò il trasferime­nto in Germania, fu portato a Dachau e lì morì. Tutti gli italiani dovrebbero conoscerlo, con vie e piazze in suo nome».

Lo sguardo si sposta sull’accordo con l’Austria che ha posto le basi per la soluzione della «questione sudtiroles­e». «Ha risolto una situazione che poteva precipitar­e in un conflitto violento. L’autonomia è l’unica risposta alle violenze compiute nella storia: dalle violenze degli Assiri alle deportazio­ni in Urss. Ma attenzione all’Ucraina. La manifestaz­ione degli ultranazio­nalisti ucraini contro l’autogovern­o per le regioni filorusse, nel rispetto degli accordi di Minsk, è un segnale del pericolo di una stagione di conflitti che rischia di trascinare in guerra l’Europa». La Specialità locale è quindi un fattore di pace e stabilità, «una gemma che tiene in piedi il Paese». «Ma non esiste una volta per tutte e sarà sempre insidiata. Purtroppo voi pagate un prezzo altissimo per quello che fanno in Sicilia», chiude Mieli.

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(Caranti) Assieme Ugo Rossi omaggia Paolo Mieli con l’opera omnia di Degasperi

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