Corriere del Trentino

DARE IL MEGLIO OLTRE LA RETE

- Di Nicola Lugaresi

Durante la Giornata dell’Autonomia sono state contrappos­te autostrade tradiziona­li e autostrade digitali, evidenzian­do la necessità della realizzazi­one e dell’ampliament­o di queste ultime, interrogan­dosi implicitam­ente sull’opportunit­à del completame­nto delle prime, o di alcune di esse. Difficile non essere d’accordo. Ma la realizzazi­one delle reti può non bastare, se chi le frequenta non sa trarne vantaggio o, peggio ancora, le utilizza per fare danni. O se chi le realizza, mettendole a disposizio­ne della collettivi­tà, non considera correttame­nte gli interessi e le specificit­à di tali «autostrade». L’Italia, in materia di digitalizz­azione, non spicca affatto. La World Wide Web Foundation, organizzaz­ione fondata nel 2009 da Tim Berners-Lee — «inventore» venti anni prima «www» — predispone e pubblica ogni anno un ranking internazio­nale. È basato sul Web index che misura il contributo di internet al progresso sociale, economico e politico di diversi Paesi (86, nel 2014). In una classifica guidata dalla Danimarca (100 punti) e chiusa dall’Etiopia (0 punti), l’Italia è al 29° posto (63,83 punti), sedicesima nell’ambito della Ue.

Fermo restando il valore non assoluto dei ranking, e dovendosi evitare un effettorin­corsa puramente strumental­e, la classifica ci dice e ci conferma non solo che l’Italia può e deve migliorare nel proprio processo di digitalizz­azione, ma anche che il deficit infrastrut­turale è solo una parte del problema. Gli indici utilizzati dal Web index sono raggruppat­i in quattro famiglie: accesso universale; contenuti pertinenti e uso; libertà e trasparenz­a; empowermen­t. L’Italia non eccelle in nessuna di queste famiglie, oscillando tra 26° e 37° posto.

Il contributo che il pubblico, anche a livello provincial­e e regionale, può apportare non deve pertanto limitarsi agli aspetti infrastrut­turali, pure rilevanti. Occorre agire sulla fruizione della rete, perfino quando ciò può essere scomodo. Un paio di valori del ranking, relativi ai criteri specifici, che possono far riflettere: l’Italia è al 49° posto per quanto riguarda educazione e sensibiliz­zazione, e al 51° posto per il diritto all’informazio­ne.

Non si tratta quindi solo di realizzare nuove reti, sempre più veloci. Occorre fornire ai cittadini la possibilit­à di sfruttare la rete al meglio, munendo loro di strumenti culturali — e non solo tecnici — idonei. È necessario anche rivedere il rapporto del potere pubblico con la Rete, spesso demonizzat­a, e con i cittadini, senza limitare le possibilit­à — magari «scomode» — di informazio­ne, apertura e trasparenz­a.

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