Asilo politico, 245 richieste
Dall’inizio dell’anno bocciate quattro istanze su dieci. Fioccano i ricorsi Status di rifugiato per il 7% dei profughi. Domande, Bolzano supera Trento
Il 41% delle richieste di asilo politico esanimate dall’inizio dell’anno sono state respinte. Il dato, del ministero dell’interno, traccia una fotografia dei migranti presenti in provincia. Sono 245 le richieste presentate nell’anno. Bolzano è a quota 344. Decine i ricorsi contro il diniego della Commissione.
TRENTO Bambini scalzi, stretti ai loro genitori, spaventati. Sono i loro occhi che non si possono dimenticare. È un’emergenza umanitaria di proporzioni spaventose quella che sta vivendo in questi mesi l’Europa e non si potrà risolvere in tempi brevi. Le immagini che in questi giorni occupano le pagine di quotidiani e tv toccano nel profondo. Ma la tragedia umana dell’immigrazione non è di oggi. Ha radici lontane.
Il flusso incessante di migranti scuote il vecchio Continente, il Trentino Alto Adige fa la sua parte e se da un lato la Lega Nord attacca e molti cittadini, forse impauriti, si ribellano alla presenza di migranti, altri sono pronti all’accoglienza. Si muovono le istituzioni e il mondo associativo. Ma si ha la netta sensazione che nessuno abbia la contezza di un fenomeno che sta sempre più svelando le criticità del sistema. L’incessante, inarrestabile flusso di migranti non finirà oggi. I migranti presenti in Trentino sono 790, ma non tutti rimangono. Secondo i dati del ministero dell’Interno (aggiornati al 4 settembre scorso) le richieste di asilo in provincia di Trento sono 245 , mentre in Alto Adige ammontano a 344, per un totale, in regione, di 589 migranti. In Trentino è stato riconosciuto lo status di rifugiato (ossia colui che non vuole tornare nel Paese di provenienza per motivi di guerra o per timore di essere perseguitato) a 11 immigrati (8 in Alto Adige), mentre a 38 migranti (il 23%) è stato riconosciuto lo status di protezione internazionale, in Alto Adige sono 45 (il 48%). Si tratta di una seconda categoria che abbraccia lo status di protezione sussidiaria o protezione umanitaria per particolari situazioni di pericolo. Non solo la guerra, ma dietro alla fuga disperata dei profughi ci sono spesso logiche e tradizioni di territori arretrati legati ancora al potere di tribù o religioni anacronistiche. Complessivamente le richieste di asilo non riconosciute in regione sono il 31% (81), di cui il 41% (69) in Trentino e il 13% in Alto Adige (12). Numeri che difficilmente possono essere confrontati tra loro perché le ragioni che portano al diniego sono molteplici. La Commissione di Verona, incaricata di analizzare le richieste, esamina nel complesso situazioni diametralmente opposte tra di loro e in termini più generali le domande che arrivano sul tavolo della commissione della città scaligera e che vengono bocciate sono il 60% (sono 40 le commissioni operanti in Italia, un numero esiguo rispetto al flusso migratorio).
In Trentino fino al 31 luglio scorso erano poco più di 320 i richiedenti asilo in attesa dell’audizione davanti alla commissione. Sono circa 50 i migranti in possesso della protezione internazionale o umanitaria.
Ma i dati vanno esaminati nella loro completezza. In Trentino, infatti, non c’è neppure un siriano, per loro, in fuga dalla guerra, l’asilo politico viene concesso quasi in automatico. La maggior parte dei migranti arrivano dal Pakistan, Mali, Afghanistan, Eritrea, Senegal, Costa d’Avorio, Guinea e Bangladesh. Molti scappano da guerre e persecuzioni, ma altri arrivano da altri Paesi sulle coste libiche o dell’Africa centrale per poi raggiungere, con i barconi, l’Italia. È il caso dei pakistani e dei profughi del Bangladesh. Ma alle spalle di questi flussi spesso c’è la criminalità organizzata, interessi economici, non umanitari. Molti di loro non hanno intenzione di restare in Italia, rimangono in stato di clandestinità. Non hanno diritto all’asilo politico e restano in una specie di limbo, in attesa di un permesso di soggiorno per motivi umanitari. I dati evidenziano un 6% di migranti irreperibili in Trentino, mentre in Alto Adige nell’ultimo anno hanno raggiunto la soglia del 4%. Gli esperti li definiscono i «migranti economici», coloro che fuggono in Europa per fare fortuna in modo lecito, ma talvolta anche illecito. Un fenomeno che rientra in un’altra emergenza: quella dei clandestini. Una questione delicata che la legge attuale, la Bossi-Fini, non ha mai risolto. Un fenomeno molto diverso da quello della migrazione.