Gli avvocati: «Commissioni, servono investimenti Tanti ricorsi a Venezia: assistenza legale doverosa»
TRENTO La situazione è in continuo divenire, in Europa sono in corso incontri cruciali che potrebbero modificare in modo radicale le normative comunitarie sui richiedenti asilo. L’emergenza attuale tocca da vicino anche l’avvocatura trentina, alcuni legali sono impegnati nella presentazione di numerosi ricorsi contro il diniego alle richieste di asilo politico. In termini numerici ci sono evidenti sproporzioni nell’accoglimento delle richieste di asilo politico tra un Paese e l’altro, perché?
«È necessario riflettere» commenta il presidente dell’ordine degli avvocati di Trento, Andrea de Bertolini.
Avvocato, perché in Italia il numero di richieste di asilo accolte superano di poco il 60% in altri Paesi sono sopra il 70-80%?
«Oggi, in questa emergenza, per ragioni comprensibili, si tende a vedere l’immigrazione in un’unica prospettiva. S’identifica il flusso di migranti integralmente con i soggetti richiedenti asilo. Fino a pochi anni fa lo stesso fenomeno migratorio, seppur inferiore nei numeri, era, in modo improprio, prevalentemente identificato in modo opposto, inteso come espressione di migranti economici che venivano in Italia sostanzialmente per delinquere. Se si vuole affrontare in modo fermo e responsabile l’emergenza umanitaria non si possono dimenticare le connotazioni dei flussi migratori. Sostanzialmente due sono le categorie che compongono il fenomeno dell’immigrazione: i migranti economici che emigrano per motivi economici – leciti o a volte illeciti –ei migranti richiedenti asilo che fuggono da morte, torture e persecuzioni».
Questa è la ragione di tanti dinieghi?
«Le nostre commissioni sono composte anche da un membro designato da Unhcr (l’Agenzia dell’Onu specializzata nella gestione dei rifugiati). In questo, unici in Europa, siamo di certo un esempio positivo. I componenti sono quattro per ognuna delle 40 commissioni e devono esanimare un numero di richieste abissale. La legge prevede un tempo massimo di tre giorni per evadere le richieste ma sono pochissimi e le commissioni hanno una grandissima responsabilità, non c’è la possibilità di incaricare consulenti o psichiatri. I tempi dalla domanda all’audizione diventano perciò molto lunghi (anche un anno). Bisognerebbe investire di più nelle commissioni. Lo snodo per il futuro sta nell’efficienza delle procedure e nella perizia delle commissioni. È l’unico modo per capire chi ha diritto di asilo e chi, migrante economico, è soggetto a una normativa completamente diversa».
Servono più investimenti da parte dello Stato?
«Si. Le commissioni devono essere apolitiche, laiche autonome e indipendenti. L’Unhcr più volte ha chiesto una formazione continua. Con un recentissimo decreto lo Stato ha stanziato fondi per aumentare il numero di magistrati per giudicare i ricorsi avverso i dinieghi. La decisione è apprezzabile ma non è sufficiente perché non va pienamente nella corretta direzione».
Sono tanti i ricorsi in Trentino contro il rigetto da parte della commissione delle richieste di protezione?
«I ricorsi sono tanti, a causa delle criticità sostanziali della procedura prevista per la richiesta. I componenti fanno fatica a gestire una massa di dolente umanità di queste proporzioni, con numeri così elevati. È talmente alto il rischio, anche solo potenziale, per queste persone nel caso di rimpatrio che meritano una seconda valutazione della loro istanza».
Quali sono le prospettive per il futuro? Bisogna cambiare la normativa?
«Forse non è indispensabile una nuova normativa ma di certo le commissioni devono essere adeguate sia in termini quantitativi sia qualitativi. Rimane poi l’urgenza che l’Europa si coordini per assorbire in modo civile e democratico queste persone nella società».
In Trentino ci sono avvocati specializzati che si stanno occupando dei ricorsi? Come fanno i profughi ad arrivare a loro?
«Attraverso il mondo dell’associazione e del volontariato. L’avvocatura in questa obiettiva emergenza, anche per il suo ruolo sociale, ha il dovere di assistere e difendere i migranti. Spesso è un’attività di volontariato perché sono persone che non hanno disponibilità economiche. Come Ordine in sinergia con importanti realtà istituzionali e associative ci siamo impegnati nel garantire una formazione altamente specialistica che assicuri in modo adeguato sia tecnico che deontologico l’effettiva tutela dei diritti inviolabili dell’uomo».