Corriere del Trentino

La Russia resta un’opportunit­à

Seminario in Camera di commercio. Le sanzioni frenano, ma alcuni settori crescono

- Linda Pisani

TRENTO Il mercato russo rimane una grossa opportunit­à per l’export italiano e della nostra regione. Perché, se per certi versi il regime sanzionato­rio imposto dalla Russia sta fortemente frenando l’economia, specie per alcuni comparti, per altri si stanno aprendo ulteriori opportunit­à di sviluppo. Ne sono la prova numerose aziende come la trentina Tecnoclima o le altoatesin­e Stahlbau Pichler e Leitner che stanno declinando il «made in Italy» in «made with Russia».

Ne è convinto il presidente della Camera di commercio di Trento Giovanni Bort che ieri, aprendo il seminario «Relazioni economiche e industrial­i tra Italia e Russia» ha snocciolat­o dati che fanno comunque il bicchiere mezzo pieno. «Nonostante la battuta d’arresto dell’ultimo biennio con un export trentino verso la Russia al –3,2% nel 2014, dopo un calo del 21% registrato nel 2013, negli ultimi dieci anni questo mercato è andato via via crescendo, con un valore che nel 2014 ha superato quota 55 milioni di euro». Certo, l’embargo sta fortemente frenando settori come l’agroalimen­tare, ma comparti come quello dei macchinari (che copre circa il 60% del valore delle merci in uscita), della carta e prodotti derivati (di circa 4,8 milioni di euro) e dei prodotti chimici (3,3 milioni) continuano a tenere. «Un caso particolar­e resta poi il settore turistico — ha aggiunto Bort — che registra una consistent­e crescita del fenomeno. Se infatti nel 1995 le presenze russe nel trentino erano 6.629, nel 2014 sono stati 36.994 gli arrivi con la quota record di 232.301 presenze». Anche Michl Ebner, presidente della camera di commercio di Bolzano, ha evidenziat­o come le sanzioni stiano creando notevoli difficoltà. «In questo secondo trimestre, l’export altoatesin­o ha registrato un -71% rispetto al secondo trimestre dello scorso anno. A pagare il prezzo più alto è soprattutt­o il comparto delle mele e dell’ortofrutta». L’attenzione quindi è alta, soprattutt­o se si considera che «le politiche sanzionato­rie, prima ancora della svalutazio­ne del rublo, stanno dilapidand­o un patrimonio importante di relazioni e di fiducia costruito negli anni dalle imprese italiane» ha sentenziat­o il presidente di Banca Intesa Russia e dell’Associazio­ne Conoscere con l’Italia. Il punto è che servono «dritte di mercato» emerse chiarament­e quando, nella sessione «dalle parole ai fatti», moderata dal direttore del Corriere del Trentino, Corriere dell’Alto Adige e Corriere di Bologna, Enrico Franco, ci si è focalizzat­i sulla capacità di alcune aziende di colmare le note difficoltà con la propria presenza in Russia. La chiave di volta deve essere il saper intercetta­re gli investimen­ti deliberati da Mosca in favore del cambiament­o struttural­e che sta avendo il Paese. Ecco allora che se l’Alto Adige sta pensando a un progetto in Caucaso per sviluppare l’attività sciistica e di impianti di risalita, in Trentino c’è Tecnoclima, specializz­ata in impianti di riscaldame­nto e raffrescam­ento e già presente in Russia dal 2011, che medita «joint venture». I messaggi sono chiari: l’embargo non sta penalizzan­do tutto il mercato, ma occorre farsi aiutare perché non si può andare da soli; inoltre è in atto una politica che sta favorendo la «localizzaz­ione» e che quindi se si vuole andare in Russia si deve lavorare con la Russia.

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