Il Bollani di Spini «Allievo super»
Viaggia lungo tre binari artistico-storico-musicali l’edizione 2015 dell’Alto Adige Festival / Festspiele Südtirol al via sabato a Dobbiaco con la direzione artistica di Daniele Spini. Stefano Bollani torna oggi alle 18.30 con l’orchestra Haydn e un direttore geniale come George Pehlivanian per la Rhapsody in blue di Gershwin. Mentre l’appuntamento con il pianista di altissimo lignaggio Maurizio Pollini è stato rinviato al 23 settembre per indisposizione del maestro. Il 18 settembre ecco Ute Lemper, insuperata protagonista della rivisitazione moderna del cabaret e di una tradizione alternativa del primo Novecento. Gli ultimi concerti, il 19 e il 20 settembre, coinvolgono la formazione dei giovani e l’apertura del nostro territorio alla dimensione dell’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino. Da qui la presenza degli archi del Conservatorio Monteverdi di Bolzano con la guida di Lukas Hagen e la collaborazione degli allievi dei conservatori di Innsbruck, Bolzano, TrentoRiva del Garda al concerto conclusivo, direttore Arvo Volmer.
Serata inaugurale, dunque, con Stefano Bollani. Che proprio Daniele Spini ha avuto come allievo dal 1990 al 1992 a Firenze al liceo musicale sperimentale interno al Conservatorio.
Che tipo di studente era Bollani? Spini è un fiume in piena: «Era fra i più brillanti, anche nel contesto di una classe mediamente molto buona. Musicista e pianista straordinario. Colto, vivace, originale. Certo si capiva — e si sapeva — che aveva una specie di doppia vita musicale: tutte le carte in regola sul fronte classico, tanto da prendere il diploma con un pezzo in ogni senso difficilissimo come la Sonata in si minore di Franz Liszt, ma anche un’attività già notevole in altri campi, extra moenia, per così dire, specialmente in quello del jazz». «Ero arrivato a insegnare là da pochi giorni – racconta ancora Spini — quando fui sottoposto alla tortura del ricevimento genitori: Bollani mi incrocia in corridoio: “Allora, professore, mi dica: come va mia madre?”. Decisi che sarebbe stato mio amico per il resto dei miei giorni».
E che cosa colpì il docente Daniele Spini del giovanissimo Bollani? «L’acume intellettuale — i suoi temi in classe erano eccezionali — e l’indipendenza. Un giorno stavo facendo lezione, davanti alla lavagna. Bollani era al suo banco in fondo all’aula, e più che di me si stava occupando della sua ragazza, che era nella stessa classe. Indispettito, gli dissi “Bollani, visto che quel che dico non ti interessa, vuoi far lezione tu?”. Stefano — ripercorre Spini — disse “sì, certo”, e prese il mio posto. Io però presi il suo accanto alla sua ragazza, riprendendo il lavoro lasciato interrotto da lui, il che lo convinse a ristabilire prontamente i ruoli istituzionali...». Bollani eccelleva in alcune materie e per caso ne trascurava altre?
«Chiaro che la musica lo assorbiva moltissimo. Ma in genere andava bene anche nelle materie più normalmente liceali».