Corriere del Trentino

SALAMI E QUADRI L’AUTONOMIA 3.0

- Di Luca Malossini

Lo confesso, sono rimasto stupito nel vedere la sequenza di foto scattate dal nostro Matteo Rensi che immortalav­a salami, pannocchie, vini, macchine per la produzione della grappa sullo sfondo degli affreschi di palazzo delle Albere.

Un aspetto va chiarito: in discussion­e non è l’iniziativa di portare un po’ di Expo anche in Trentino, ma la scelta della location. Si è infatti riusciti a mettere a segno l’impresa di superare il limite della decenza. Ha perfettame­nte ragione l’architetto Michelange­lo Lupo quando afferma (Corriere del Trentino di venerdì) che è stato «violentato» un luogo simbolo della città. Il profession­ista ha lanciato il suo allarme in maniera accorata, provando a smuovere le acque in modo da capire se si tratta di uno scivolone oppure l’inizio di una svolta culturale (l’Autonomia gastronomi­ca 3.0).

Provincia e Comune hanno risposto all’appello dichiarand­o che «i salami saranno tolti» (e ci mancherebb­e non fosse così), senza però prendere le distanza da una simile «genialata». Allineati e coperti, sicuri di trovarsi di fronte a un’intuizione illuminant­e. Ci pensa oggi l’attuale soprintend­ente ai beni culturali, Franco Marzatico ( in ruolo dal primo novembre) a mettere ordine: «La scelta dell’Expo è stata una parentesi, in futuro servono progetti compatibil­i con la bellezza delle Albere», ha affermato l’ex direttore del Buonconsig­lio.

In una simile vicenda, dove la superficia­lità l’ha fatta da padrona, preoccupa il silenzio della politica e della cosiddetta società civile, quella che viene chiamata in causa ogni qualvolta c’è da scuotere il potentato di turno. Un’indifferen­za che in verità collima con l’andazzo dei giorni nostri dove battagliar­e, ad esempio per la difesa di «un luogo simbolo», sembra fare parte di uno stile superato. Le Albere non regalano visibilità, voti, applausi. Meglio cavalcare le paure, molto più redditizie.

C’è di che rimanere delusi davanti a un tale atteggiame­nto. Eppure il tema del futuro del Palazzo delle Albere — come altre questioni calde che attraversa­no la città — potrebbe benissimo albergare dentro l’ordine del giorno del Consiglio comunale finito all’attenzione generale in quanto troppo spesso concentrat­o a dibattere «futili questioni». Affinché ciò avvenga, bisogna però recuperare una maggiore sensibilit­à verso la propria città. Sono molteplici le componenti che aiutano a crescere un luogo urbano, fatto di edifici e di persone. Tra queste spicca anche la voglia di indignarsi, di battere i pugni davanti a forzature svantaggio­se per la stessa città. La trasformaz­ione di Palazzo delle Albere in una sorta di salumeria racchiude tutto ciò. Bastava uno spruzzo di buonsenso, ma non lo hanno capito.

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