«Garantiremo la bellezza delle Albere»
Il soprintendente Marzatico: vanno fatti altri lavori. Poi Mart, Muse e Provincia dialogheranno
«L’Expo alle Albere è una parentesi. Ora ci saranno progetti che non offuschino il palazzo». Per il soprintendente Franco Marzatico, l’edificio «non va snaturato».
TRENTO È solo l’inizio di un percorso tutto da scrivere. Di lavoro da fare ce n’è parecchio, a partire da nuovi interventi di restauro e di riabilitazione estetica, per rispettare la memoria secolare della dimora madruzziana. Franco Marzatico, oggi al timone della Soprintendenza ai beni culturali, è consapevole del valore storico e architettonico di Palazzo delle Albere, «esempio unico di villa extra moenia rinascimentale». Di qui l’attenzione alla progettualità futura («Dobbiamo interpretare il Palazzo senza snaturarlo») e l’invito rivolto a tutti gli operatori culturali — Mart, Muse, Buonconsiglio in testa — nel concorrere a una nuova stagione espositiva «compatibile con la bellezza del luogo». Quanto alle perplessità sull’attuale configurazione gastronomica legata a Expo, Marzatico suggerisce di guardare oltre: «È una parentesi e come tale va analizzata».
Professore, dallo scorso 27 maggio Palazzo delle Albere è riaperto al pubblico. Come si presenta oggi la villa?
«La villa si presenta con una visibilità legata alla richiesta impellente di ultimare gli adeguamenti strutturali per favorirne l’apertura. Ci sono altri lavori di restauro che l’attendono, quindi è auspicabile che li si possa fare in tempi ragionevoli, sempre con l’attenzione che merita un luogo dall’altissima valenza simbolica, esempio unico di villa extra moenia rinascimentale. L’occasione dell’Expo ha accelerato alcuni lavori e certamente non è la destinazione d’uso ideale. A ogni modo, nell’accordo tra Comune e Provincia sono già stati definiti i perimetri di un utilizzo del Palazzo che andrà ovviamente concertato fra tutti i soggetti che sono interessati a quello spazio urbano e più in generale alla produzione di cultura. Quindi sarà essenziale che gli operatori del settore si trovino, ragionino e producano progetti compatibili con la bellezza di un luogo che non può essere offuscato».
A cambiare, in questa nuova vita della dimora madruzziana, è principalmente il contesto, ovvero il quartiere di Renzo Piano. Il legame geografico con il Muse e il quartiere tout court è ontologicamente percorribile?
«Di fatto la dialettica è già esistente fra la sensibilità estetica del contemporaneo e la sensibilità estetica del passato. Tale aspetto lo si percepisce immediatamente. La forza comunicativa di opere e architetture dirompenti è apprezzabilissima, ma si tratta di prendere atto di una dimensione preesistente e dare una visione armonica, inclusiva e rispettosa».
Ha parlato di altri lavori di restauro: quali?
«Ci sono delle verifiche da fare sulle coperture, gli argini del fossato vanno sistemati: non si tratta di opere idrauliche ma interventi che devono avere soprattutto senso estetico. Poi vanno recuperate le dimensioni storiche dei giardini. La cosa più importante, a ogni modo, è il confronto fra le esigenze dei soggetti coinvolti: Mart, Muse, Buonconsiglio, Soprintendenza, servizio attività culturali. Tutti devono confrontarsi e dialogare in modo intelligente. L’importante è raggiungere una dimensione culturale condivisa, il palazzo deve essere luogo in cui tutti possiamo riconoscerci, al netto della libertà di opinioni e giudizio critico».
Quindi le principali istituzioni dovranno coordinarsi. Ma, nei fatti, si tratta di affidarne la gestione a un soggetto in particolare? Michelangelo Lupo suggeriva il Mart.
«Va fatto un confronto con la nuova direzione del Mart, nella precedente esperienza il palazzo doveva essere adeguato. Ora che la villa ha guadagnato agibilità si tratterà di vedere le soluzioni migliori. Nessuno ci impedisce di fare iniziative a rotazione. Tutto sommato le prospettive sono interessanti».
L’assessore Mellarini ha ricordato le intenzioni progettuali di Comune e Provincia: tra le altre cose al primo piano si parla di realizzare un percorso multimediale con spazi virtuali per valorizzare il patrimonio culturale. Cosa significa?
«L’accordo prevede una sorta di finestra su ciò che è l’offerta culturale del territorio con spazi dedicati all’approfondimento del monumento».
La prossimità del quartiere delle Albere e del Muse da una parte; dall’altra il percorso espositivo legato a Expo: alcune scelte hanno prestato il fianco ad analisi critiche. Cosa ne pensa?
« Per quanto riguarda gli aspetti architettonici, non avrebbe fatto male un po’ più di spazio attorno al palazzo; le distanze sono abbastanza ridotte. Riguardo a Expo, invece, si tratta di una parentesi e in quanto tale meglio concentrarci su ciò che c’è da fare per dare il giusto risalto a un posto che ha una sua fisionomia: dobbiamo trovare il modo di interpretarlo, senza snaturarlo».
Segnali a Maraniello Occorre confrontarsi con la direzione, l’edificio può ospitare iniziative a rotazione