«MICRO-APPALTI RESA AL NANISMO DELLE IMPRESE»
Bocciati i micro-lotti. Faccini (Cisl): «Beneficio oggi, danno domani»
Isindacati valutano con grande freddezza la riforma degli appalti che sta prendendo forma in queste settimane. «È una resa al nanismo imprenditoriale trentino» dicono Cgil, Cisl e Uil riferendosi alla scelta di suddividere ulteriormente gli appalti in micro-lotti per evitare il subappalto.
TRENTO I toni vanno dal perplesso al critico, ma i sindacati trentini sono unanimi nel giudicare con freddezza i primi passi della riforma degli appalti. «È una resa al nanismo imprenditoriale trentino — è il giudizio comune — favorirà l’economia locale nell’immediato, ma la danneggerà in prospettiva». Apprezzamento per il peso assegnato alle clausole sociali negli appalti di servizio, ma anche qui l’invito è ad avere «maggiore coraggio».
«Giusto — premette per la Cgil Maurio Zabbeni — dire ad esempio che non si possono fare gara al massimo ribasso quando più del 50% del costo del servizio è rappresentato dal costo del personale. Bene, ma se davvero come ci è stato detto volevamo anticipare il governo ed essere innovativi rispetto alle nuove direttive europee, si poteva fare un passo in più. Da tempo abbiamo proposto un disegno di legge che toglie dalla gara una quota incomprimibile di costo del lavoro, prevede controlli sui pagamenti in fase esecutiva e destina quei soldi direttamente ai lavoratori in caso di problemi». Oltre che sul costo del lavoro, la Cgil giudica poco coraggiosa la bozza di riforma su altri due punti: la qualificazione della stazione appaltante e quella delle imprese. «Francamente — continua Zabbeni — per noi riprendere in mano la normativa sugli appalti significava decidere una volta per tutte che in Trentino esiste una sola stazione pubblica appaltante. Siamo meno di 500.000, non possiamo avere una stazione appaltante per Comune. Quanto ai micro-lotti, giusta l’idea di superare i subappalti, ma non è arrendendosi al nanismo imprenditoriale del Trentino che si raggiunge lo scopo. Da tempo proponiamo un elenco telematico delle imprese accreditate in base a criteri reputazionali, tecnico-organizzativi e di personale. Vogliamo evitare che a vincere gli appalti siano società con tre avvocati e un operaio? Premiamo chi i dipendenti li ha assunti ed evitiamo i subappalti».
Analoga la lettura della Cisl. «Sui servizi, siamo da tempo in sintonia con la Cooperazione — ricorda Diego Faccini —. Giusto fare pesare più la qualità del prezzo. Sui mini-appalti non capisco quale sia la logica. Da tempo ci ripetiamo che un problema strutturale dell’economia trentina è il nanismo delle imprese. Capisco la difficoltà del momento storico che viviamo, ma se facciamo appalti tagliati sulle misure delle nostre imprese, forse nel breve termine aiuteremo l’economia locale, ma in prospettiva rinunceremo ad avere imprese competitive in grado di lavorare anche fuori da un mercato protezionistico».
Più morbido Walter Alotti (Uil) , la cui analisi, però, non si discosta molto da quella dei colleghi. «A parte che a Bolzano sono già alle osservazioni al testo, se spezzettare ulteriormente gli appalti può aiutare le imprese, bene, ma senza dimenticare che l’obiettivo delle nostre imprese deve essere quello di crescere e fare rete tra di loro. Mi pare che questa riforma fotografi la realtà senza incentivare una crescita».
Zabbeni (Cgil) Il fenomeno del subappalto si può battere premiando chi ha personale assunto
Alotti (Uil) Bene se può aiutare l’economia, ma è una fotografia della realtà con i suoi problemi