Corriere del Trentino

Democrazia diretta, parte la caccia ai voti

Via all’iter, capigruppo assenti. Con i grillini adesioni da Pd, Upt e Altra Trento

- Fabio Parola

TRENTO «Non bisogna aver paura dei referendum»: proprio per intervenir­e sul «deficit di democrazia diretta nella nostra provincia»il comitato Più democrazia in Trentino ha presentato una proposta di modifica dello statuto del Comune di Trento, che verrà esaminata nella prossima riunione dei capigruppo.

Tra i vari punti sollevati, oltre a nuove regole riguardant­i la trasparenz­a degli atti pubblici, nella proposta si chiede l’introduzio­ne del bilancio partecipat­ivo e la revisione della normativa sui referendum propositiv­i e confermati­vi. Il lavoro del comitato, iniziato a giugno, ha interessat­o da subito consiglier­i comunali sia di maggioranz­a sia di opposizion­e. È appunto una convergenz­a ampia che i consiglier­i coinvolti auspicano, per non sforare i limiti di tempo per l’approvazio­ne.

«Per contrastar­e la disaffezio­ne al voto bisogna far sì che il voto conti» spiegano Alex Marini e Stefano Longano, tra i promotori. Con questo obiettivo il comitato ha lavorato per proporre una ridefinizi­one degli strumenti di democrazia diretta: tra questi ci sono le consultazi­oni popolari per tutte le materie di competenza o interesse comunale, comprese tasse, mutui e prestiti del Comune e nomine ( materie ad oggi escluse). Non è fantascien­za, secondo i promotori: « Già molti comuni, compresi Milano e Bologna, sono passati al bilancio partecipat­ivo e ricorrono spesso ai referendum». Il rischio di abusare di tale strumento è remoto, secondo Marini e Longano: «A Trento ci sono stati due referendum in 60 anni. Ora dobbiamo trovare l’acqua, poi, se mai, ci occuperemo di mettere argini».

Alla presentazi­one, oltre a consiglier­i comunali di Riva, Arco e Merano, erano presenti per Trento i consiglier­i Giovanni Scalfi, Elisabetta Bozzarelli (Pd), Marianna Demattè (M5s), Renato Tomasi (Cantiere civico) e Antonia Romano (Altra Trento). Proprio quest’ultima ha criticato l’assenza dei capigruppo, per i quali la riunione era stata pensata: «Soltanto Serra — denuncia — è stato presente alle precedenti discussion­i della proposta». Il dubbio è che la maggioranz­a dei consiglier­i sia ostile verso la proposta. I promotori sanno che per evitare di sforare i tempi della discussion­e (il termine è fissato al 9 dicembre) servirà trovare un consenso più ampio.

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