Democrazia diretta, parte la caccia ai voti
Via all’iter, capigruppo assenti. Con i grillini adesioni da Pd, Upt e Altra Trento
TRENTO «Non bisogna aver paura dei referendum»: proprio per intervenire sul «deficit di democrazia diretta nella nostra provincia»il comitato Più democrazia in Trentino ha presentato una proposta di modifica dello statuto del Comune di Trento, che verrà esaminata nella prossima riunione dei capigruppo.
Tra i vari punti sollevati, oltre a nuove regole riguardanti la trasparenza degli atti pubblici, nella proposta si chiede l’introduzione del bilancio partecipativo e la revisione della normativa sui referendum propositivi e confermativi. Il lavoro del comitato, iniziato a giugno, ha interessato da subito consiglieri comunali sia di maggioranza sia di opposizione. È appunto una convergenza ampia che i consiglieri coinvolti auspicano, per non sforare i limiti di tempo per l’approvazione.
«Per contrastare la disaffezione al voto bisogna far sì che il voto conti» spiegano Alex Marini e Stefano Longano, tra i promotori. Con questo obiettivo il comitato ha lavorato per proporre una ridefinizione degli strumenti di democrazia diretta: tra questi ci sono le consultazioni popolari per tutte le materie di competenza o interesse comunale, comprese tasse, mutui e prestiti del Comune e nomine ( materie ad oggi escluse). Non è fantascienza, secondo i promotori: « Già molti comuni, compresi Milano e Bologna, sono passati al bilancio partecipativo e ricorrono spesso ai referendum». Il rischio di abusare di tale strumento è remoto, secondo Marini e Longano: «A Trento ci sono stati due referendum in 60 anni. Ora dobbiamo trovare l’acqua, poi, se mai, ci occuperemo di mettere argini».
Alla presentazione, oltre a consiglieri comunali di Riva, Arco e Merano, erano presenti per Trento i consiglieri Giovanni Scalfi, Elisabetta Bozzarelli (Pd), Marianna Demattè (M5s), Renato Tomasi (Cantiere civico) e Antonia Romano (Altra Trento). Proprio quest’ultima ha criticato l’assenza dei capigruppo, per i quali la riunione era stata pensata: «Soltanto Serra — denuncia — è stato presente alle precedenti discussioni della proposta». Il dubbio è che la maggioranza dei consiglieri sia ostile verso la proposta. I promotori sanno che per evitare di sforare i tempi della discussione (il termine è fissato al 9 dicembre) servirà trovare un consenso più ampio.