Fabbrini categorico «I trattati europei vanno modificati»
TRENTO Europeista convinto, ma lontano dalle logiche retoriche che spesso influenzano il dibattito. Abituato all’analisi, Sergio Fabbrini si dice «realista»: «Non c’è salvezza per l’Italia al di fuori del processo di integrazione europea, ma questa Europa non va bene». Troppo centralizzata, con la Germania a esercitare un ruolo egemone, «governata da regole più che da uomini e donne eletti su mandato elettorale», in deficit di legittimità democratica. Come uscire dalla crisi? Tornando alla politica. Ma quella «grande ed europea di Degasperi». Riformare i trattati, dare vita a un’ «unione federale all’interno dell’Eurozona con una base costituzionale di tipo politico». Il politologo, direttore della School of government della Luiss, ha inaugurato «La nuova Europa riparte da te», iniziativa di educazione politica organizzata dall’associazione TrentinoEuropa in collaborazione con il Pd nazionale.
La crisi dell’euro, secondo Fabbrini, ha messo in difficoltà la tenuta del sistema sul quale si è costruita l’Unione europea: «Le decisioni più importanti, ormai, vengono prese all’interno del Consiglio dei capi di Stato e di governo – spiega – praticamente il Parlamento europeo è quasi scomparso. La Germania predomina nella politica monetaria e in quella dell’immigrazione».
A livello economico, poi, «all’interno dell’unione economica monetaria esiste una politica monetaria federale e una somma di politiche economiche, fiscali e di bilancio di tipo nazionale» e pure la questione Gran Bretagna sta sfuggendo di mano. «Ormai è in un’altra dimensione — chiosa Fabbrini — ha chiesto ben 130 opt-out (la rinuncia ad adottare una certa regola, ndr) da altrettante leggi dell’Unione europea e tutto le è stato consentito: il fatto che metta in discussione la sua appartenenza all’Unione è un problema da affrontare». Le soluzioni? «Non può esserci un’Eurozona gestita in modo intergovernativo – sostiene Fabbrini – È un modello soffocante e in realtà gerarchico, in cui i Paesi più forti, coesi e stabili si impongono sugli altri». Si deve puntare a un’unione (e non a uno Stato) federale, «separando l’Eurozona e dandole una base costituzionale: gli altri Paesi faranno parte del mercato comune, che richiede però regole sovranazionali».