Corriere del Trentino

Fabbrini categorico «I trattati europei vanno modificati»

- Erica Ferro

TRENTO Europeista convinto, ma lontano dalle logiche retoriche che spesso influenzan­o il dibattito. Abituato all’analisi, Sergio Fabbrini si dice «realista»: «Non c’è salvezza per l’Italia al di fuori del processo di integrazio­ne europea, ma questa Europa non va bene». Troppo centralizz­ata, con la Germania a esercitare un ruolo egemone, «governata da regole più che da uomini e donne eletti su mandato elettorale», in deficit di legittimit­à democratic­a. Come uscire dalla crisi? Tornando alla politica. Ma quella «grande ed europea di Degasperi». Riformare i trattati, dare vita a un’ «unione federale all’interno dell’Eurozona con una base costituzio­nale di tipo politico». Il politologo, direttore della School of government della Luiss, ha inaugurato «La nuova Europa riparte da te», iniziativa di educazione politica organizzat­a dall’associazio­ne TrentinoEu­ropa in collaboraz­ione con il Pd nazionale.

La crisi dell’euro, secondo Fabbrini, ha messo in difficoltà la tenuta del sistema sul quale si è costruita l’Unione europea: «Le decisioni più importanti, ormai, vengono prese all’interno del Consiglio dei capi di Stato e di governo – spiega – praticamen­te il Parlamento europeo è quasi scomparso. La Germania predomina nella politica monetaria e in quella dell’immigrazio­ne».

A livello economico, poi, «all’interno dell’unione economica monetaria esiste una politica monetaria federale e una somma di politiche economiche, fiscali e di bilancio di tipo nazionale» e pure la questione Gran Bretagna sta sfuggendo di mano. «Ormai è in un’altra dimensione — chiosa Fabbrini — ha chiesto ben 130 opt-out (la rinuncia ad adottare una certa regola, ndr) da altrettant­e leggi dell’Unione europea e tutto le è stato consentito: il fatto che metta in discussion­e la sua appartenen­za all’Unione è un problema da affrontare». Le soluzioni? «Non può esserci un’Eurozona gestita in modo intergover­nativo – sostiene Fabbrini – È un modello soffocante e in realtà gerarchico, in cui i Paesi più forti, coesi e stabili si impongono sugli altri». Si deve puntare a un’unione (e non a uno Stato) federale, «separando l’Eurozona e dandole una base costituzio­nale: gli altri Paesi faranno parte del mercato comune, che richiede però regole sovranazio­nali».

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